Venerdì partono i saldi: un friulano su due è pronto a fare acquisti
Il 2018 parte con gli sconti di fine stagione. Sabato scattano in Friuli i saldi invernali, appuntamento particolarmente atteso dai consumatori, ma anche dalle imprese, che sperano di rifarsi dopo l’ennesimo anno difficile.
Quasi un consumatore friulano su due è già pronto a partecipare ai saldi, che quest’anno partono da subito con riduzioni dei prezzi più alte della media.
A tracciare il profilo dei prossimi saldi è la Confesercenti, che in un’indagine con Swg, stima una partecipazione particolarmente elevata di negozianti e consumatori. Gli sconti saranno applicati da praticamente la totalità dei negozi di moda e di tessili. Inoltre, circa un friulano su due (il 47%) approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto; un altro 41% valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. L’aumento di interesse dei consumatori viene confermato anche dalle intenzioni di spesa: chi ha già deciso di acquistare prevede in media un budget di 150 euro a persona, e l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno. Quest’anno, inoltre, sarà particolarmente alto lo sconto medio di partenza: il 56% dei negozi partirà con il 30%, mentre il resto praticherà riduzioni iniziali comprese tra il 40 ed il 50%. “Un’occasione di risparmio per i consumatori, ma anche di vendita per le imprese, che cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco”, spiega il presidente Confesercenti Marini ricordando che “anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. La spesa per gli acquisti in saldo per valore, secondo le nostre stime, sarà leggermente inferiore a quella dell’anno scorso, ma in linea con il momento. Il vero vantaggio sarà per i consumatori non vedere i prezzi dei negozi, dal primo gennaio, con l’Iva al 25%. Il Governo ha fatto bene ad ascoltarci, sterilizzando le clausole di salvaguardia, ma se vogliamo veramente uscire dal tunnel, occorre un maggior sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata per imprese e famiglie”.