La testimonianza dell’ultimo testimone delle Foibe
“E’ impossibile cancellare il ricordo di quei giorni, anche se di anni ne sono passati settantacinque”. Lo racconta alla giornalista del quotidiano Messaggero Veneto, Giuseppe Comand, di 97 anni, di Latisana, che il Presidente della Repubblica ha nominato Commendatore al merito della Repubblica il 15 gennaio. Operativo nell’XI Reggimento Genio di Udine, inviato nel 1941 a Susak (Fiume, oggi Rijeka, Croazia), Comand intervenne ad Albona (oggi Vinez Labin): “I primi morti li trovarono dopo pochi metri perché la cavità faceva uno sbalzo. I corpi estratti venivano allineati e i parenti, cercando di respirare in quel fetore li riconoscevano, chi dai denti, chi da un vestito”. Comand lavorò anche a Pisino, dove forse fece l’esperienza più tremenda: in un’altra foiba c’era “il corpo di una ragazza, seduta sul fondo, con la testa rivolta verso l’ alto in una smorfia che sembrava un sorriso”.
Era Norma Cossetto, presa dai partigiani violentata e infoibata.
La presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha espresso in una lettera a Giuseppe Comand, novantasettenne di Latisana (Udine), ultimo testimone oculare del recupero dei corpi degli italiani infoibati, “i sensi della gratitudine e della commozione” suscitati dalla notizia dell’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica conferitagli dal Presidente Sergio Mattarella. “Sono profondamente grata al Capo della Stato – scrive Serracchiani – per la sensibilità e l’attenzione che ha dimostrato nei Suoi confronti, a Lei come persona e come testimone di una tragedia nazionale. Partecipando, giovanissimo, al recupero delle salme degli italiani infoibati in Istria, Lei ha preso parte con senso civico a una delle operazioni più dolorose che si possano immaginare”. L’onorificenza, continua la presidente della Regione, “è la testimonianza che l’Italia non dimentica e che quelle vite spezzate nell’orrore e nello strazio non potranno mai uscire dalla nostra compassione. L’aberrazione che portò alla tragedia delle foibe deve rimanere un monito vivo soprattutto nelle giovani generazioni. Intorno al fanatismo bestiale delle ideologie siamo chiamati a costruire, giorno per giorno, muri così alti da isolarne i latrati. I valori europei di civiltà non sono conquistati una volta per tutte e la natura umana è sempre esposta al rischio di retrocedere alla barbarie, quando si spengono il lume della ragione e l’afflato di fratellanza che – sottolinea – sono incarnati nella sua esperienza di vita”. Definendo la storia delle foibe una “cicatrice incancellabile della storia d’Italia”, Serracchiani auspica che la “lunga e benemerita vita” di Comand “sia testimonianza della vittoria della pietà e della pace sull’oppressione e sulla violenza”. “La Sua onorificenza – conclude – rappresenti il segno tangibile di un solenne, vigile e indimenticato “mai più”. (ANSA).