L’International China Ingromarket tiene aperto nonostante l’ordinanza di chiusura
Gli imprenditori cinesi del centro International China Ingromarket sfidano la legge e riaprono l’attività nonostante l’ordinanza di chiusura del sindaco. Enrico Mossenta, non arretra di un passo e dopo aver notificato il provvedimento anche ai proprietari della struttura che ospita gli imprenditori asiatici, ha allertato pure i Carabinieri per «un eventuale intervento coattivo». Stando a quanto riportato dal Messaggero Veneto, ieri gli agenti della Polizia locale dell’Uti del Friuli centrale hanno fatto nuovamente visita allo stabile che si affaccia sulla Strada regionale 56.
Venerdì scorso, nel primissimo pomeriggio, c’era stata la prima visita con la quale notificarono all’imprenditore cinese Liao Xianyang, titolare del International China Ingromarket, l’ordinanza di chiusura. Ieri, l’ordinanza è stata notificata anche al soggetto titolare dello stabile, un’immobiliare italiana che fa riferimento a uno dei principali gruppi di hard discount, in quanto, chiarisce Mossenta, «l’inadempienza può essere anche di carattere strutturale e il proprietario è obbligato a vigilare sul rispetto delle regole».
Le motivazioni, come già spiegato, riguardano le condizioni di sicurezza dello stabile che ospita 30 attività di vendita di merce varia. Tutto è partito da una visita ispettiva che gli uomini del Comando provinciale dei Vigili del fuoco hanno effettuato, a fine 2017, un controllo per verificare il rispetto delle norme di sicurezza, in particolare per la parte inerente la prevenzione degli incendi.
E proprio a seguito del sopralluogo, spiega Mossenta, «è risultato che il locale è sprovvisto di qualsiasi autorizzazione in materia di prevenzione incendi. Quindi abbiamo ricevuto la segnalazione, diretta ovviamente anche all’autorità giudiziaria, contenente il parere contrario all’esercizio dell’attività, proprio perché lo stabile non garantiva la sicurezza delle persone, così come prescritto dalla legge. Inoltre sono state riscontrate alcune violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro che se non verranno eliminate, insieme agli adempimenti per l’antincendio, lo stabile non potrà riaprire i battenti».
Una questione di potenziale pericolo, dunque, sia per chi ci lavora nello stabile di via Nazionale, sia per gli avventori. Ma dopo la notifica dell’ordinanza l’attività è rimasta aperta. Chi ci lavora dentro dice che non gli è stato formalizzato alcun avviso sull’obbligo di chiusura e che «non si può certo chiudere per aver semplicemente letto la cosa sul giornale».