Roma boccia il progetto del Comune per riaprire parco Antonini, l’idea del rettore resta l’unica speranza
La speranza del Comune di Udine era quella di aprire un collegamento da piazza Primo Maggio a piazzetta Antonini e Via Gemona, attraversando uno dei più bei giradini della città, ma la Banca d’Italia ha detto no.
“Speravamo di poter avere uno spazio anche per sostituire i giardini Morpurgo, che saranno indisponibili per il canriete all’ex Upim” spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Pierenrico Scalettaris sulle pagine del Messaggero Veneto.
Il Comune era pronto a farsi carico di tutte le spese di manutenzione dell’area verde, alla quale avrebbe rinunciato in caso di cessione dell’intero lotto, che comprende anche il palazzo palladiano. Però mentre da Trieste, sede dell’unica filiale della Banca d’Italia in regione, era arrivato il via libera, dalla sede centrale di Roma è arrivato, con sorpresa, lo stop al progetto.
“L’idea era quella di subentrare al contratto già in essere con la ditta che si occupa della cura del vedre. Il modello di gestione poteva essere analogo a quello del parco di Loris Fortuna che viene aperto tutti i giorni e rimane chiuso di notte. Il parco è sempre stato tenuto in ottime condizioni, ci sarebbe piaciuto poter aggiungere della panchine per renderelo più fruibile e avremmo potenziato la videosorveglianza per tutelare le piante secolari e la facciata del palazzo, ma contavamo poterlo aprire in tempi brevi. Forse – commenta Scalettaris – la proposta non è stata capita, ovviamente la nostrasperanza è che venga recuperato non solo il parco, ma anche il palazzo e in questo senso la riapertura dell’area verde non sarebbe stata un ostacolo.
L’immobile fu acquistato nel 1889 dalla Banca d’Italia, per farne la sede di Udine. La chiusara avvenne sette anni fa e da allora quelle sale non sono più accessibili, così come il giardino. L’unica speranza di poter riaprire gli spazi è che vada in porto il progetto del rettore Alberto Felice De Toni, che aveva pensato a una cordata pubblico-privata per restaurare l’immobile in virtù del fatto che l’università ha l’esigenza di accentrare in centro la biblioteca umanistica e l’intenzione di creare il Centro dell’identità friulana, ma per far quadrare i conti sarà indispensabile l’intervento della Regione