L’ARLeF per la Giornata Internazionale della Lingua Madre
Un concerto di Franco Giordani, a Udine, il 17 febbraio
L’ARLeF (Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane) anticipa di qualche giorno le celebrazioni per la Giornata Internazionale della Lingua Madre. In tutto il mondo, infatti, la Giornata si festeggia il 21 di febbraio, ma l’ARLeF, per dare occasioni di confronto sulla diversità linguistica a un pubblico più vasto, sabato 17 febbraio ha deciso di organizzare una serata dedicata alla lingua friulana e alla ricchezza delle sue varietà, anche nelle produzioni artistiche. L’evento sarà incentrato sulla musica, le parole, i suoni e le voci della lingua e prevede, come evento clou, il concerto di Franco Giordani. Il cantautore friulano si esibirà (con ingresso gratuito), alle ore 21.00, al Teatro San Giorgio di Udine, proponendo le canzoni in gran parte estratte dal suo ultimo lavoro musicale: Truòisparìs. Un lavoro complesso, coraggioso e impegnativo che ci porta, attraverso un reticolo di “sentieri scomparsi” (è proprio questo, infatti, il significato del titolo) nel cuore della Valcellina, che lui stesso presenta come “terra di montagna, di acque, di poeti e scrittori”. Giordani mette in musica i testi di Federico Tavan, Giuseppe Malattia, Mauro Corona e Andrea Nicoli; racconta il quotidiano, gli angoli di vita e le piccole cose, le vicende di personaggi come Bepi Manarin, ma anche gli accadimenti tragici come quello del Vajont. Tra le canzoni merita una citazione Revelli, splendido omaggio a Ruggero Grava, calciatore del Torino: una vicenda ricca di emozioni, una storia di emigrazione e di riscatto, conclusasi tragicamente nel momento più alto, il 4 maggio del ‘49 con la tragedia di Superga. Un percorso originale e potente intrecciato grazie a un linguaggio straordinariamente “sonoro” che utilizza forti varianti portando l’ascoltatore, quasi per mano, tra Andreis, Claut, Barcis, Erto e Casso e Cimolais. Ad accompagnare Giordani, durante l’esibizione udinese, ci saranno i musicisti: Massimo Gatti al mandolino, Icaro Gatti al contrabbasso ed Elvis Fior alla batteria.
Come detto, protagonista della serata sarà la lingua friulana con le sue molteplici varianti e sfaccettature. L’intento, infatti, è anche quello di offrire una serie di spunti di riflessione sulla ricchezza della marilenghe. Come convivono varietà locale e lingua standard? In che modo una arricchisce l’altra? Cosa significa crescere con più lingue? Tra le riflessioni presentate prima del concerto, dopo quelle di Federica Angeli, carnica doc che lavora come operatrice linguistica professionale destreggiandosi senza problemi tra cjargnel e koinè, ascolteremo anche la preziosa testimonianza del poeta e scrittore Maurizio Mattiuzza. Mattiuzza, utilizzando con pari bravura il friulano accanto all’italiano e al dialetto della Valsugana, trasmessogli dalla madre, è divenuto una delle personalità più significative della letteratura friulana contemporanea, vincitore di importanti premi di poesia, come l’“InediTO – Premio Colline di Torino”, nel 2014, e l’“Alda Merini” nel 2017. «I diritti linguistici, fanno parte dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità di tutto il mondo e che, troppo spesso, – sottolinea l’ARLeF – vengono negati. Il valore delle lingue “diverse” da quelle maggioritarie, la loro importanza, vengono riconosciuti con difficoltà. La loro tutela e valorizzazione, invece, sono importanti anche per dare contenuti reali alla democrazia. Questa Giornata e le varie iniziative di contorno messe in campo dall’Agenzia, vanno proprio in questa direzione». La Giornata Internazionale della Lingua Madre, è stata istituita nel 1999 dall’Unesco, per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Viene celebrata in tutto il mondo a ricordo di un drammatico episodio risalente al 21 febbraio 1952, nel quale quattro studenti bengalesi dell’Università di Dacca (a cui se ne aggiunsero altri nei giorni a seguire), furono uccisi dalla polizia di quello che allora era il Pakistan orientale, mentre rivendicavano l’ufficialità della loro lingua, il bengalese.
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