Tabelloni per manifesti sempre più invadenti, ma sempre meno partiti li scelgono
Stando alle direttive della legge, che i Comuni siano grandi o piccoli, in fase di elezione va garantita la pluralità, da qui le schiere di tabelloni metallici che finiscono con l’oscurare le frazioni e che nei centri più grandi diventano recinti per le scuole e per le parrocchie. Ci devono essere 38 postazioni per i volti dei partiti per l’elezione della Camera dei deputati e 34 per il Senato.
A Pordenone sono stati individuati 12 siti: tre adiacenti alle scuole, altrettanti vicino a impianti sportivi, uno vicino a un luogo di culto, uno vicino alla stazione ferroviaria e altri due saranno piazzati su vie ad alta frequenza. A meno di dieci giorni dalle elezioni però, sono pochissimi ad aver scelto il manifesto come forma di propaganda. Il risultato quindi è una lunga schiera di pannelli metallici vuoti inframezzati ogni tanto da qualche manifesto. D’altronde quest’ultimo si è rivelato essere molto costoso e le campagne elettorali sono sempre più povere, inoltre, in caso ci siano dei manifesti che sforano le misure dettate dalla legge, si rischia di incorrere in pesanti multe.
Ecco quindi che anche i politici iniziano a preferire social network e incontri sul territorio per farsi conoscere. In controtendenza Walter Maserin, militante maniaghese di Liberi e uguali, che ha sfidato la neve per attaccare i manifesti a Claut in attesa dell’arrivo di Pietro Grasso in regione. Anche la politica dunque sta andando verso un cambiamento dettato dalla tecnologia, ma resiste chi pensa che senza manifesti non è vera campagna elettorale.