Il Museo di Aquileia cambia gestione, i 40 dipendenti proclamano lo stato di agitazione
Il rinnovo dell’accordo tra Stato e Regione per la valorizzazione del patrimonio culturale della città romana di Aquileia, siglato nei giorni scorsi, a Roma, dalla presidente della Regione Debora Serracchiani, dal Ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, e del segretario generale del Mibact Carla Di Francesco, alla presenza del presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, e del direttore generale Musei del Mibact Antonio Lampis, non è piaciuto ai dipendenti del museo aquileiese, che hanno proclamato lo stato di agitazione ieri mattina, al termine di un’assemblea sindacale.
Il documento firmato nei giorni scorsi prevede il conferimento in uso alla Fondazione del Museo archeologico nazionale e relativi magazzini, compresi tutti gli stabili, sulla base di un protocollo d’intesa da stipularsi con l’Arcidiocesi di Gorizia. Nei prossimi giorni, annuncia il segretario generale della Confsal Unsa Funzioni centrali Enrico Acanfora, se i lavoratori del museo, che hanno chiesto un tavolo di confronto con il ministero, non riceveranno rispose adeguate saranno intraprese ulteriori iniziative che potrebbero sfociare in uno sciopero.
Acanfora esprime così le sue perplessità: “Il personale del museo aquileiese si dice disorientato alla luce di questa novità. Ribadisco la mancanza di sensibilità e di rispetto nei confronti di un dipendente statale, che ha appreso dagli organi di stampa la notizia in merito al cambio di gestione del museo senza conoscere gli aspetti riguardanti il personale. Quello che è emerso dall’assemblea è anche lo sconforto di questi lavoratori. I dipendenti, in questi anni, si sono prodigati per garantire un serizio sempre più efficiente, a beneficio dei cittadini e dei turisti. A fronte di ciò, si sono visti mortificare da questo accordo. Ho attivato le procedure attraverso la commissione di garanzia sullo sciopero dei servizi pubblici e soprattutto ho avvisato la Prefettura affinchè venga dato corso al tentativo di conciliazione previsto dalle norme vigenti. Purtroppo devo registrare che la governatrice Serracchiani e il ministro hanno pensato solo a esaltare l’importanza dell’operazione. Un dipendente pubblico si sveglia al mattino e apprende dalla stampa che il suo posto di lavoro è passato ad altra gestione senza un minimo di coinvolgimento. È questo il trattamento che bisogna riservare ai lavoratori statali? Il personale che fine farà?”
Acanfora è intenzionato a raggiungere un accordo per mettere i dipendenti nelle condizioni di ottenere il diritto di opzione e scegliersi un’altra sede di lavoro o un’altra amministrazione: “visto che sono tutti lavoratori pubblici vincitori di concorso e non possono dipendere da una Fondazione”.