Indagati triplicati sui prosciutti dop falsi
PORDENONE – Triplicato il numero degli indagati dalla Procura di Pordenone per il fatto dei prosciutti dop falsi, che sembrava vedere coinvolti 29 titolari delle aziende agricole di ben cinque province, alcune delle quali venete, mentre altre del Friuli Venezia Giulia; gli indagati ora sarebbero 91.
Si parla di Udine, Pordenone, Gorizia, Treviso e Vicenza, ma la maggior parte dei produttori sotto indagine è friulana.
Essendo la legge garante del leale esercizio del commercio e dell’interesse del consumatore, per cui l’acquirente finale non deve ricevere un prodotto diverso da quello che ha richiesto, il pm Marco Brusegan valuterà le ipotesi di reato di frode nell’esercizio del commercio, con l’aggravante di avere come oggetto alimenti la cui denominazione di origine o le cui caratteristiche sono protette dalle norme vigenti e di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.
Sono state sequestrate 66 mila cosce dai Nas di Udine e dagli ispettori dell’Ufficio repressione frodi, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti queste cosce sarebbero state denominate “Crudo di Parma” o “San Daniele”, mentre in realtà il prodotto non sarebbe conforme al disciplinare di produzione delle Dop.
Il danno subito dagli acquirenti dei prosciutti ritenuti falsati dalla Procura, compresi intermediari e prosciuttifici, è pari alla differenza di valore sul mercato all’ingrosso rispetto alle cosce di prosciutto nazionale, quindi circa del 30 %, diversi milioni di euro.
Nonostante non si tratti di un pericolo per la salute dei consumatori, bensì di un danno ai portafogli, se la tesi sarà confermata, sono state trovate solo 66 mila cosce su 280 mila che Brusegan aveva chiesto in sequestro probatorio.
Entro la fine di Aprile il pm avrà in mano gli esiti della perizia del professor Luca Fontanesi dell’Università di Bologna, chiamato a prestare una consulenza che probabilmente rappresenterà la prova del nove all’inchiesta.
A quel punto spetterà alla Procura valutare ogni posizione, disporre se necessario ulteriori indagini, o trarre delle conclusioni.
Intanto al tribunale di Pordenone arrivano numerosi i ricorsi delle aziende dove sono state sequestrate le cosce.
Fino ad ora è stato disposto il dissequestro dei prosciutti solo per un’azienda di Maniago.