Alto Friuli, è allarme processionaria: perché è pericolosa per l’uomo
A vederla, la processionaria sembrerebbe un simpatico millepiedi. Ma l’apparenza inganna. La Thaumetopoea pityocampa o la sua ‘cugina’, la Thaumetopoea processionea – nome scientifico rispettivamente della processionaria del pino e quella della quercia – per l’uomo e per gli animali sono pericolosissime. Appartengono alla famiglia dei lepidotteri. Se toccate, possono scatenare reazioni allergiche, dermatiti, orticarie, congiuntiviti e anche problemi alle vie respiratorie. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico.
L’allarme è stato lanciato ora dall’Azienda per l’assistenza sanitaria 3 dell’Alto Friuli, Collinare Medio perché l’attività di questa specie durante la primavera è particolarmente dinamica: in questo periodo dell’anno sono allo stato larvale, cioè si presentano come li vediamo: bruchi. La loro comparsa comincia in genere con i primi giorni di marzo, anche se tutto dipende dalle temperature: i primi tepori li risvegliano. E febbraio è stato più caldo della media degli ultimi anni. In fila, uno dietro l’altro (da qui il nome processionaria) strisciano da un posto dall’altro, mangiando aghi e foglie, in cerca di un luogo nel quale tessere il proprio bossolo. In maggio, questo lavoro si completa: le larve si interrano anche per 15 cm, per poi diventare crisalidi. Per l’uomo e gli animali sono un pericolo quando si trovano allo stato larvale.
Chi sono i soggetti più a rischio?
I bambini e gli animali. Semplicemente perché la processionaria per loro è un animaletto del giardino che suscita curiosità. I cani (ma anche i gatti) sono i più esposti perché annusando il terreno possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono quest’insetto. Primo sintomo: salivazione intensa e improvvisa con infiammazione in bocca.
Dove si trova la processionaria?
I luoghi più a rischio sono le pinete, dove vivono le processionarie del pino, e nei boschi di quercia. Occasionalmente, colpiscono anche i larici, i cedri, i noccioli, i castagni, i faggi, i carpini e le betulle. In generale le zone più colpite sono versanti soleggiati e i perimetri dei boschi. Non c’è regione italiana che non conosca il fenomeno. Alta la concentrazione di nidi sono stati segnalati dalla Valcanale al Canal del Ferro e alla Val Resia. In realtà, la presenza di nidi delle larve che infestano i pini, ma non disdegnano i cedri, viene documentata anche nelle aree urbane della fascia collinare e dell’hinterland udinese.