Vietato ricaricare gli smartphone: così una scuola di Pordenone risparmia sulla bolletta
«Sarà vietata la ricarica dei cellulari nei locali dell’ISIS Zanussi». Questa è la nuova regola, decisa dal dirigente scolastico, a cui i circa 700 studenti della scuola superiore pordenonese dovranno, da oggi, sottostare.
Nelle intenzioni dell’UTI Noncello (che dal 2017 è subentrata alla Provincia nel pagamento delle utenze scolastiche) il provvedimento dovrebbe, innanzitutto, limitare il consumo energetico e, di conseguenza, l’esborso in bolletta. A ben vedere però, la ricarica completa di uno smartphone incide assai poco a livello economico (una singola ricarica costa circa 1 centesimo) ma già diverse aziende hanno adottato provvedimenti simili. Dallo scorso anno, ad esempio, Ryanair ha dichiarato guerra alle ricariche “abusive” sui propri aerei, vietandole per tutti i dipendenti.
Dallo Zanussi però, fanno sapere che la decisione del dirigente ha anche una seconda finalità, che potrebbe giustificare un simile provvedimento. Secondo i tecnici dell’UTI, infatti, la ricarica simultanea di molti dispositivi causerebbe dei picchi d’assorbimento con conseguenti sbalzi di tensione, che potrebbero causare danni a computer ed altre apparecchiature informatiche in forza alla scuola.
Insomma, mentre in altri Paesi, come la California, i libri cartacei sono stati sostituiti da tablet, in Italia lo smartphone a scuola rimane un vero problema, ed invece di adegure le scuole alle nuove necessità si preferisce fare un passo indietro. Da anni, ci dicono, che con il telefonino si copia, ci si distrae e si disturbano le lezioni; da oggi a tutto ciò si aggiunge anche il costo sulla bolletta perché, si sa, in tempo di spending review ogni centesimo conta.
Gli studenti pordenonesi faranno dunque meglio a dotarsi di power bank, per la gioia dei commercianti.