Rinvenuto a Doberdò del Lago un libretto risalente alla Grande Guerra
Trovata una nuova testimonianza a cent’anni dalla Grande Guerra. A Doberdò del Lago è stato rinvenuto infatti un contenitore metallico con all’interno molti fogli a stampa, risalenti al periodo del conflitto. La scoperta si deve alla passione di Paolo Garlant di Nimis, ricercatore storico culturale da oltre vent’anni. Dopo aver liberato dal tappo a vite che lo rinchiudeva, ha estratto dal contenitore un rotolo di fogli legati da uno spago: un libretto di denuncia su episodi dell’epoca, 70 pagine in ceco, serbo e tedesco, e una serie di volantini in ceco e serbo. Lo studio del proclama trilingue potrebbe far luce sul come e il perchè questo manufatto sia finito nel lago.
Nella prima riga si fa riferimento al nazionalista croato Ante Tresić-Pavičić, letterato e politico, noto per una serie di episodi eclatanti, a cominciare dal 28 giugno 1914 a Sarajevo, quando il suo discorso sul futuro degli slavi meridionali saltò a causa dello storico attentato. Come ricorda l’esperto pozzuolese Gaetano Vinciguerra, Tresić-Pavičić, deputato al parlamento di Vienna, passò tre anni in carcere per attività antiaustriaca. Condannato all’impiccagione fu graziato, ma in aula si ripresentò con gli stessi toni polemici in un discorso di protesta contro la monarchia che fece scalpore in Europa. Tradotto in molte lingue, stralci ne vennero sparsi dagli aviatori italiani e francesi sulle trincee austriache incitando i soldati alla rivolta. Appunto nel documento trovato a Doberdò è citata la data 19 ottobre 1917, indicata come momento dell’unione dei popoli slavi (sloveni, croati, dalmati, serbi).
Lo storico Lucio Fabi ha dato la sua interpretazione sullo scopo del documento: “All’interno del progetto statuale jugoslavo conseguente all’accordo di Corfù del 10 luglio 1917, firmato da rappresentanti serbi e sloveni e del governo serbo in esilio, si sanciva l’accordo per la nascita del futuro stato democratico e parlamentare, nel quale sarebbero state rispettate le peculiarità nazionali dei singoli popoli. Dandone notizia ai combattenti slavi dell’esercito asburgico, si tendeva a incitarli alla ribellione nazionale mettendo in dubbio il fatto di dover ancora spargere sangue all’interno dell’esercito austro-ungarico. Il ritrovamento è stupefacente perché apre importanti problemi. Impensierisce la data 19 ottobre 1917, pochi giorni prima di Caporetto. Per imbastire la misura di propaganda l’intelligence italiana avrà avuto bisogno di qualche giorno, quindi il materiale forse era diretto a rallentare lo spirito combattivo degli austro-ungarici nei giorni successivi alla rotta”. Garlant ha inoltre parlato delle uccisioni e delle torture citate nel libretto: “Queste testimonianze di 100 anni fa devono essere portate a conoscenza di tutti, per cercare di ricordare perdonando perché viva la pace fra i popoli”.