Veneto Banca, il pm dell’inchiesta “Rischio di prescrizione concreto”
Anche ventiquattro ore dopo, in procura a Treviso, regna lo sconcerto. Martedì, a Roma, il gup Lorenzo Ferri ha dichiarato l’incompatibilità territoriale e rispedito a Treviso il filone principale dell’indagine su Veneto Banca, quello per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza che vedeva imputati a vario titolo l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, l’ex presidente Flavio Trinca e altri nove manager e amministratori, e le preoccupazioni restano forti. Ad ammetterlo è lo stesso sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare della tranche trevigiana dell’inchiesta sull’ex Popolare e il primo sul quale ricadrà la decisione: “Non nego che, quando l’ho saputo, mi ci è voluta un’ora per riprendermi” spiega. Ora è tempo di riflessioni, programmatiche e operative. Che tradotto significa: un gran lavoro da fare e in fretta, perché il ritmo dell’inchiesta sarà scandito dal tic tac inesorabile della prescrizione: “I termini variano per i reati che sono contestati, per l’ostacolo alla vigilanza sono ampi. Ma va precisato che stiamo attendendo dal tribunale fallimentare la decisione sulla richiesta di dichiarazione di insolvenza della banca. Se dovesse essere positiva, si profilerebbe il reato di bancarotta che allunga di molto i termini di prescrizione. Tra le ipotesi c’è un’istanza per sollevare il conflitto territoriale. E’ un’opportunità, ma bisogna valutare bene se sia o meno conveniente. Per ora tutto ciò che sappiamo è che il giudice ha decretato l’incompatibilità di Roma, ma non sappiamo perché. Dovremo leggere le motivazioni, che arriveranno in 30 giorni. Solo allora potremo capire se sia possibile sollevare il conflitto. Ma, come detto, il 19 aprile il tribunale fallimentare dovrebbe esprimersi sulla dichiarazione di insolvenza. E se dovessi indagare anche per bancarotta, essendo che il reato più grave attrae per connessione anche tutti gli altri, inevitabilmente sancirebbe comunque la competenza territoriale di Treviso”.