A tu per tu con i candidati regionali, Bertossi: “La mia sarà una politica del fare”
Deve anche ascoltare i cittadini. In questi anni si è acuita la distanza fra eletti ed elettori, i politici hanno perso credibilità e sono cresciuti in modo preoccupante l’astensionismo, la casta dei privilegiati e il potere delle élite ma chi vuole governare un Paese, una Regione o un Comune non può vivere in una torre d’avorio o essere schiavo delle proprie certezze. Il recupero della buona politica passa da persone e programmi credibili, non solo da slogan, e da una forte valorizzazione del territorio. La politica è un servizio per il bene comune e oggi, in una società in trasformazione, si devono guidare i processi sui temi del lavoro, dell’immigrazione, della sicurezza, dei giovani e soprattutto del sostegno alla famiglia. E’ dal dialogo con i cittadini che è nata la candidatura alle regionali, nelle liste di Forza Italia, dell’avvocato udinese Alberto Bertossi.
“Il Friuli rischia l’oblio, dobbiamo recuperare le migliori forze per far sì che questo territorio torni ad essere al centro del palcoscenico politico ed economico. Per tornare protagonisti però serve una classe dirigente competente e capace. In questi anni ho sviluppato un’esperienza amministrativa che mi permette oggi di presentarmi alle elezioni regionali. E’ indispensabile avere un bagaglio di conoscenze tecniche per affrontare poi quelle che sono le problematiche e le difficoltà. La mia candidatura è per dare all’elettorato la possibilità anche di scegliere, all’interno di un messaggio di moderazione, un’opzione che oggi manca nel panorama politico. La mia vuole essere una politica del dare e non del prendere”.
Il contatto con le persone è quindi fondamentale.
“Ho puntato ad una campagna elettorale che vada porta a porta perché volevo capire le esigenze delle persone. Non volevo dare un messaggio astratto e generale ma rispondere concretamente a quelle che sono le richieste del territorio. La politica fatta solo di slogan è vuota, ciò che conta sono le persone”.
E’ evidente che la sanità è peggiorata, che le Uti sono una manovra puramente verticistica, che le Ater hanno bisogno di una riorganizzazione. E’ meno evidente invece che coloro vengono poi eletti sono in grado di mettere realmente le mani nella cosa pubblica.
“Non è tanto la conoscenza dei problemi ma la modalità di impegno e la capacità di porsi rispetto a problemi stessi. E’ indispensabile quindi che i politici sappiano affrontare le varie problematiche e che abbiano una visione precisa del futuro a lungo termine. Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un decadimento a tutti i livelli della politica. C’è stata una pessima gestione da parte di chi ha governato la Regione. Il Friuli è rimasto al palo in questi ultimi anni. Mi piacerebbe che si smettesse con i proclami che si farà qualcosa ma che gli annunci arrivassero dopo che le cose sono state fatte. La politica deve tornare a contenuti concerti e non a messaggi”.
Fondamentale è anche l’unità all’interno della coalizione.
“La base programmatica è stata raggiunta con molta facilità dai vari gruppi della coalizione. Ho grande fiducia in due figure di qualità come quelle di Fedriga e di Riccardi. Entrambi possono essere delle guide che possono mantenere in perfetto equilibrio l’intera coalizione. C’è un ottimo mix tra le capacità di dialogo, di mediazione e quelle di azione”.
Le Uti devono poi essere riviste.
“Sono state un esperimento romano sulla pelle dei friulani. Una scissione devastante per Udine che si è ritrovata divisa in varie parti non omogenee tra loro. Al di là di retaggi politici questa riforma va modificata con il buon senso”.
Il porto di Trieste, se gestito nella maniera corretta, può diventare un volano economico anche per territorio.
“E’ un treno da non perdere che comporterebbe uno sviluppo importantissimo per il Friuli. Dobbiamo capire la potenzialità di questa operazione”.