A tu per tu con il candidato. Cecotti: “Siamo l’unico segno di speranza in un panorama disperante”
Un ritorno in campo in difesa degli interessi del territorio. Per questo motivo, Sergio Cecotti, quello che ancora per molti oggi è il sindic, ha deciso di candidarsi.
“Questo è il senso della mia candidatura, con l’aggiunta di una sottolineatura: negli ultimi dieci anni gli interessi del territorio sono stati traditi e venduti da Tondo e Serracchiani per “farsi belli” agli occhi dei rispettivi capi-partito romani e fare carriera a spese dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Penso, in particolare, ai Patti Tondo-Tremonti e Serracchiani-Padoan che hanno sottratto dalle tasche dei friulani qualcosa come sette miliardi di euro”.
Secondo lei quali sono stati i peggiori difetti dell’amministrazione Serracchiani?
“L’autoreferenzialità, l’arroganza, il capriccio, la poca conoscenza del territorio, e la saccenza che le hanno impedito di confrontarsi con gli interlocutori per sbagliare un po’ di meno. Il risultato sono state due de-forme, quella della sanità e quella delle UTI, che hanno prodotto danni pesantissimi. La situazione della sanità, in particolare, è drammatica. Secondo lo studio CREA, la sanità del FVG, che tre anni fa era la seconda in Italia per performance, adesso è al 20-esimo posto su 21, molto indietro rispetto a Regioni come la Calabria o la Basilicata”.
Quali sono invece le sue proposte per il futuro della regione?
“Il primo passo è riparare i danni, poi bisogna costruire un futuro degno di questo nome. Mettere subito in sicurezza la sanità pubblica, reintroducendo quelli elementi di razionalità di cui è stato fatto strame. Rimettere mano al sistema pubblico, lacerato dalla legge delle UTI. Dopo aver eliminato le barbarie di questa legge, si dovrà affrontare la vera riforma che è quella dell’Ente Regione: è il “pezzo” meno efficiente del sistema, quello più ciecamente burocratico. Se non ci sono più le Province a fare da cuscinetto, la Regione non può restare un “Palazzo” in piazza Unità a Trieste E BASTA. Deve mutare natura e comportamenti, funzionare in forma decentrata, con programmi di azione differenziati riferiti alle diverse identità e vocazioni delle componenti della Regione, lavorare nelterritorio, per il territorio e con il territorio. Risolte le emergenze, pensare il futuro. La Regione ha il compito di indicare una prospettiva di sviluppo per questo sistema territoriale. Io ho un figlio di 17 anni: cosa gli rispondo quando mi chiede cosa ne sarà del suo futuro? “Stai tranquillo, che, male che vada, vivrai del sussidio che propongono i 5stelle?”. Io credo che nessun padre friulano intenda fare questo discorso al proprio figlio, e certamente non io. Quindi occorre costruire un modello economico vincente, dare una prospettiva positiva e allo stesso tempo realistica alla nostra Comunità. Noi ci proponiamo di fare questo. Vogliamo essere un segno di speranza. Noi siamo l’UNICO segno di speranza in un panorama disperante”.
E’ un rammarico poter correre solo in quattro collegi?
“Tecnicamente io corro in tutti e 5. Il Patto per le Autonomie, invece, non è presente a Trieste. Ovviamente mi dispiace, anche per ragioni simboliche”.
Ha intrapreso dei contatti con gli altri interlocutori politici?
“Mi hanno cercato quasi tutti, proponendomi candidature e cariche di ogni tipo. Ma né centrodestra né centrosinistra hanno accettato di fare autocritica per il loro malgoverno, rispettivamente con Tondo e Serracchiani. A quel punto la coscienza mi ha costretto a rispondere che sul piano personale li ringraziavo per le loro generose offerte, ma sul piano del giudizio politico non potevo e non posso rendermi complice di un terzo tradimento degli interessi fondamentali della nostra gente. Dopo la presentazione delle liste abbiamo avuto positivi contatti con i Verdi, con cui condividiamo non solo l’ambientalismo ma anche l’appartenenza al medesimo gruppo nel Parlamento europeo”.
Uno dei temi cardine del vostro programma è l’autonomia e la difesa della specialità della regione. Secondo lei che ruolo si merita il Fvg in futuro?
“Cominciamo da quello che il FVG non si merita. Non si merita di avere la peggiore sanità d’Italia, non si merita di essere classificata dalla UE come Regione “in contrazione” dove calano reddito, capitale umano e capitale territoriale. I cittadini di questa Regione si meritano di ritrovare quell’orgoglio che abbiamo sentito negli anni della ricostruzione: essere cittadini di una delle Regioni più dinamiche d’Europa, una Regione che produce qualità di vita per i suoi abitanti”.
Immigrazione, sicurezza, lavoro e salute. Il Fvg può risolvere questi problemi?
“La salute è competenza regionale, ed è dovere della Regione dare risposte. È il primo punto del nostro programma, e anche quello maggiormente specificato nel dettaglio. Gli altri tre problemi dovrebbero essere compito dello Stato, che però non se ne occupa affatto o se ne occupa molto male. Il problema dell’immigrazione è stato scaricato – con infinita irresponsabilità – sulle comunità locali e sui sindaci, a cui non è stato fornito nessuno strumento. Il risultato è stato generare un diffuso degrado, scontri sociali, scontento, e perdita di identità e senso delle nostre città. Su questi temi io considero l’Italia uno “Stato fallito”.
In molti vi considerano degli outsider. Qual è il vostro obiettivo reale?
“Senza voler mettere limiti né alla Divina Providenza né all’intelligenza dei friulani (che hanno ben capito quanto del loro futuro è in gioco in queste elezioni) noi abbiamo 3 obbiettivi di minima: 1) fare pesare nel dibattito politico gli interessi del territorio; siamo stufi di campagne elettorali in cui i candidati si limitano a ripetere a pappagallo gli slogan dei rispettivi capi-bastone, siano essi Salvini, Renzi o di Maio. 2) l’intimidazione strategica: far capire ai partiti che, se tradiscono gli interessi del territorio oltre un certo limite, esiste uno strumento per punirli, ovvero un serbatoio elettorale dove riversare i voti dei cittadini furiosi che vogliono punire quei partiti. 3) Eleggere un nutrito gruppo consiliare che quando la Giunta proporrà (come, purtroppo, è già successo) leggi sceme alzi la mano per fare la fatidica domanda: “Ma siete proprio sicuri che non sia una scemenza che provocherà solo danni?”.
Chi è l’avversario da battere?
“La congiura della menzogna. La menzogna del Potere che, per non assumersi le proprie responsabilità, dice che tutto va bene, l’economia tira, la sanità è eccellente, le UTI ci vengono invidiate dalla California, e via affabulando… Io temo quelli che vogliono chiudere gli occhi, e infilare la testa sotto la sabbia per non vedere. La mia candidatura è una operazione di verità. Dire ai cittadini le cose come stanno. Per parafrasare Pasolini, noi sventoliamo sotto il naso del Potere i suoi peccati perché se ne sbarazzi, infine”.