Confiscate due abitazioni della famiglia Braidic, le auto erano già state sequestrate
La Corte d’appello di Trieste ha fatto cadere il castello messo in piedi dalla famiglia Braidic. I suoi componenti sono infatti registrati come nullatenenti, ma possiedono in realtà auto di lusso e case di propietà. A quanto pare la loro vera professione era quella del truffatore, anche se non si è mai riusciti a incriminarli. Ora però la giustizia ha riconosciuto loro la “pericolosità sociale” e ha accertato la sproporizione tra il tenore di vita e lo status dichiarato. È stata disposta la confisca didue delle loro tre abitazioni e confermato quella precedentemente decisa dal tribunale di Udine per due Mercedes e altrettanti camper. La strada per incriminare una delle famiglie nomadi più note della regione è stata spianata dal decreto legislativo 159 del 2011, cioè del cosiddetto “Codice antimafia”, che ha reso percorribile la strada delle “misure di prevenzione patrimoniale” anche nei confronti di una pletora di personaggi non mafiosi. I legali della famiglia hanno già presentato ricorso contro la decisione. Verrà contestata la “pericolosità sociale” e verrà sottolineato come i casi di tentata truffa e rapina siano di modesta entità. Inoltre gli immobili sono intestati a parenti dei quattro membri della famiglia incriminati e non a loro direttamente, sarà un altro punto caldo del processo.
La sentenza della seconda sezione penale della Corte d’appello, presieduta da Mimma Grisafi, ha valorizzato gli elementi emersi dagli accertamenti dei carabinieri di Udine durante la confisca delle automobili e ha fatto valere il provvedimento anche per la parte immobiliare, la confisca è stata estesa adesso all’appartamento di Demis Braidic e all’abitazione che Mario Braidic, entrambe pare intestate fittiziamente a parenti. Salva la villa di Reana del Rojale, in via Galvani 14, da cui tutto era partito. A differenza dei colleghi udinesi, il collegio triestino ha ritenuto che le attività illecite di entrambi siano proseguite “senza soluzione di continuità” fino al 2016, rilevando anche come la “mancanza di una capacità reddittuale lecita» non potesse non riguardare anche le persone cui avevano intestato le case”. Per diventare esecutiva, la decisione dovrà passare il vaglio della Cassazione.