Fontanini nuovo Sindaco di Udine: ma cosa ci dicono i numeri del ballottaggio?
Al ballottaggio di domenica 13 maggio Pietro Fontanini è stato eletto Sindaco di Udine, superando di soli 280 voti lo sfidante di centrosinistra Vincenzo Martines.
Ma quali informazioni possiamo ricavare da una analisi più approfondita dei numeri inerenti il ballottaggio?
I numeri del primo turno
Al termine del primo turno elettorale, svoltosi lo scorso 29 aprile, la “classifica” era così strutturata:
– Pietro Fontanini 41,49% (18619 voti)
– Vincenzo Martines 35,86% (16095 voti)
– Maria Rosaria Capozzi 8,47% (3802 voti)
– Enrico Bertossi 7,68% (3448 voti)
– Andrea Valcic 2,89% (1299 voti)
– Stefano Salmè 2,69% (1208 voti)
– Luca Minestrelli 0,91% (409 voti)
L’affluenza finale si è attestata al 57,17% ed i votanti sono stati 45930.
I numeri del secondo turno
Il secondo turno di ballottaggio ha invece partorito i seguenti numeri:
– Pietro Fontanini 50,37% (18830 voti)
– Vincenzo Martines 49,63% (18550 voti)
L’affluenza finale si è attestata al 47,20% ed i votanti sono stati 37920.
L’analisi
Confrontando i numeri dei due turni, il primo dato a richiamare l’attenzione è senza dubbio quello dell’affluenza: in due settimane si sono “persi” ben 8010 elettori, e il dato generale è sceso sotto la fatidica soglia psicologica del 50%.
Certamente una flessione era pronosticabile, considerando che il 29 si era votato anche per le Elezioni Regionali, ma un calo di quasi 10 punti percentuali rimane comunque significativo, visti anche gli appelli al voto giunti da ambo le parti. In sostanza, più di 1 udinese su 2 ha preferito non recarsi alle urne, demandando ad altri la decisione probabilmente più importante per il futuro della città.
Ma chi ha tratto maggior beneficio dalla scarsa affluenza alle urne?
Avendo ben chiaro che analizzare i dati numerici non è mai una scienza esatta, risulta comunque interessante provare a fare qualche calcolo, confrontando i numeri dei due turni elettorali.
Dando per virtualmente “confermati” (al netto dell’astensionismo) i voti conquistati al primo turno, si scopre così che Pietro Fontanini, pur vincitore, ha saputo aumentare il suo bacino di voti di sole 211 unità, nonostante l’accordo programmatico con Stefano Salmè (forte di 1208 voti).
Lo sconfitto Vincenzo Martines, invece, ha guadagnato 2455 preferenze, pur senza apparentamenti ufficiali con le altre liste.
Sommando tutte le preferenze raccolte al primo turno dai 5 candidati esclusi dal ballottaggio, si ottengono 10166 voti. Sottraendo a questo numero le “conquiste” del secondo turno (211 per Fontanini e 2455 per Martines), otteniamo esattamente 7500.
Confrontando questo risultato con gli 8010 voti “persi”, fra primo e secondo turno, una riflessione appare evidente e persino non troppo azzardata: gli astenuti potrebbero essere, almeno in gran parte, proprio gli elettori di Prima Udine, del MoVimento 5 Stelle, di Patto per Udine e via dicendo, ossia di quelle liste che non hanno trovato una rappresentanza ufficiale nelle giunte dei due contendenti.
La mancanza di indicazioni ufficiali o il “voto secondo coscienza”, come è stato definito da alcuni, ha quindi favorito l’astensionismo, più che un rimescolamento delle carte in tavola.
In definitiva, è possibile affermare che l’astensionismo abbia giocato a sfavore di Martines, pur più bravo ad “attrarre” preferenze. Il candidato del centrosinistra, infatti, non ha recuperato abbastanza voti tra gli elettori delle altre liste, mentre il consenso di Fontanini è cresciuto di quasi 9 punti percentuali, sfondando quota 50%, pur potendo contare su soli 211 voti in più rispetto a quelli del 29 aprile.