Servizio civile: Roberti, Stato introduca anche servizio obbligatorio
Cosa spinge un giovane a dedicare alcuni mese del proprio tempo alla comunità e qual è l’efficacia dell’esperienza solidale svolta? Sono alcune delle domande a cui risponde il primo monitoraggio sul servizio civile presentato oggi a Trieste da Infoserviziocivile del Friuli Venezia Giulia.
L’ente regionale ha preso in esame le risposte dei ragazzi che nel triennio 2015 – 2017 hanno svolto una delle due tipologie di servizio civile volontario attive in regione: quello nazionale, riservato ai giovani tra 18 e 28 anni, e il complementare servizio civile solidale, un istituto di natura regionale, giunto ormai al suo ottavo anno di attività e riservato a ragazzi tra 16 e 18 anni.
Complessivamente il servizio civile nazionale ha coinvolto nel triennio 1.306 corregionali (329 nel 2015, 490 nel 2016 e 487 nel 2017), mentre sono stati 573 i giovani minorenni che hanno svolto il servizio civile solidale regionale, attraverso enti ed istituti scolastici (193 nel 2015, 200 nel 2016 e 180 nel 2017).
Il monitoraggio ha consentito di indagare le motivazioni che spingono i ragazzi a dedicarsi al servizio civile, mettendo in evidenza la spinta solidale e altruistica che muove la maggior parte dei volontari.
Una spinta che dovrebbe essere indotta anche in chi non sceglie la strada del volontariato, secondo l’assessore regionale alle autonomie locali, sicurezza e politiche comunitarie, Pierpaolo Roberti, che intervenendo al convegno ha rivolto un appello affinchè “a livello nazionale sia introdotta una forma di servizio civile obbligatorio che accresca nei giovani un senso di responsabilità verso la comunità e rafforzi la spontanea voglia di aiutare il prossimo”.
Complessivamente la Regione ha investito oltre 1,3 milioni di euro nel servizio civile solidale tra il 2009 e il 2017, con fondi crescenti che oggi si assestano a 180 mila euro l’anno, sufficienti a coprire le domande nella fascia di età 16 -18 anni.
Entrando nei dettagli del rapporto, l’adesione al servizio solidale regionale vede in testa Trieste e Udine, aree territoriali provinciali con il maggior numero di volontari (circa il 40% ciascuna); seguono Pordenone (18,8%), dove si nota, tuttavia, il numero più alto in assoluto di volontari impiegati negli istituti scolastici, ed infine Gorizia (1,3%). I ragazzi più giovani sono impiegati in progetti dedicati all’educazione e alla promozione culturale (tra il 75 e l’80 per cento) cui seguono progetti di tutela, salvaguardia e fruizione del patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale e le politiche della pace e dei diritti umani.
I giovani del Friuli Venezia Giulia che hanno scelto il servizio civile nazionale sono stati perlopiù impiegati in progetti di assistenza (41% nel 2016) e di educazione e promozione culturale (33%), cui segue con percentuali significative la tutela del patrimonio artistico e culturale (21%).
Nei tre anni considerati, la motivazione maggiore che spinge i giovani verso il servizio civile è “fare qualcosa di utile per gli altri”, opzione scelta dal 40% dei volontari del 2015, dal 40,7% nel 2016 e dal 46% nel 2017. Per altri la risposta è “entrare più rapidamente nel mondo del lavoro”, che esprime la preoccupazione sentita già dai cittadini più giovani per il proprio futuro professionale, mentre molti vogliono “mettere alla prova se stessi”. Simili le motivazioni che avvicinano i giovani adulti al servizio civile nazionale, per la maggior parte dei quali significa “fare qualcosa di utile per gli altri e le proprie comunità”, mentre in molti aderiscono a questa esperienza per “chiarirsi le idee ed orientare meglio il proprio futuro”.
L’ottima collaborazione tra enti e Regione, evidenziata da Alberto Meli, coordinatore di Infoserviziocivile Friuli Venezia Giulia, è alla base della corrispondenza tra i contenuti dei progetti e le aspettative dei ragazzi, che per oltre l’80 per cento valutano buona od eccellente l’esperienza svolta nell’ambito del servizio civile solidale regionale. Un plauso all’attività regionale è giunto da Patriza De Bernardis, dirigente del servizio accreditamento e progetti dell’Ufficio nazionale del Servizio civile, che ha indicato nel servizio civile solidale un’esperienza da estendere anche ad altre regioni italiane.
A livello nazionale sono 52 mila i posti che verranno messi a bando nel 2018, in attesa della piena attuazione della riforma che ha ampliato le opportunità di adesione a quello che oggi viene definito “servizio civile universale”, poiché si rivolge anche ai disabili e include nuove progettualità nei settori dell’agricoltura e del turismo sostenibile e sociale.