Perché lavoriamo di più ma siamo sempre più poveri?
Tra le ragioni principali di questa situazione ci sono “la forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che porta all’erosione delle retribuzioni” e “la colpevole negligenza verso i diritti dei lavoratori e la drastica limitazione del loro potere di contrattazione nel mercato globale”. Tra le cause anche i “processi di esternalizzazione lungo le filiere globali di produzione; la massimizzazione ‘ad ogni costo’ degli utili d’impresa a vantaggio di emolumenti e incentivi concessi ai top-manager; la forte influenza esercitata da portatori di interessi privati, capace di condizionare le politiche”.
Questo stato di cose si è creato da non molti anni, infatti negli anni ’60-’70-’80 le previsioni erano diverse. C’era una prospettiva, c’era la sicurezza che lavorando, rimboccandosi le maniche si poteva riuscire a mettere su famiglia, a comprare una casa, a costruirsi il futuro.
Oggi purtroppo non è così. L’incertezza è massima. Eppure i giovani, anche se ormai proprio tanto giovani non sono visto che stiamo parlando in molti casi di 30enni, sono qualificati. Studiano, si formano, fanno esperienze all’estero, master, tirocini formativi. Ma non basta, anzi forse non vale nulla. La terza media di un tempo economicamente pagava di più. La formazione non è garanzia di successo, d’altronde siamo in un mondo dove le garanzie non esistono tu.
Che fare? Non basta purtroppo la politica per dare delle risposte concrete. Servirebbe altro ma soprattutto servirebbero i rivoluzionari, gente che lotta e non si rassegna.