Gorizia approva l’uso di alcuni terreni del monte Calvario per le viti, ora la palla passa alla Regione
Il consiglio comunale di Gorizia, dopo lunghi dibattiti, ha approvato il passaggio da bosco a terreno coltivabile di alcune zone del del monte Calvario. Nello specifico 2,5 ettari sul versante sud che si affaccia sull’abitato di Lucinico. In particolare il produttore Damijan Podversic vorrebbe iniziare la coltivazione di ribolla gialla, malvasia e friulano, a 8 anni dalla richiesta, questo è ora quasi possibile. Quasi perchè ora deve arrivare il via libera della Regione e il secondo vaglio dell’assemblea goriziana.
“Puntiamo alla valorizzazione del monte a lungo termine, perchè ci vorrà circa un decennio prima che si riesca effettivamente a mettere del vino nelle cantine. Crediamo molto nel progetto, proprio per questo abbiamo pensato a una variante strutturale con i nostri ingegneri e l’abbiamo regalata al Comune di Gorizia” ha detto Podversic. Alla base la voglia di recuperare una coltivazione che ha una storia lunga sul monte Calvario, ma non sono mancate le critiche, da chi ha parlato di rischio per l’ecosistema a chi ha lanciato accuse di speculazione: “In Italia purtroppo il concetto di contadino ha un’accezione negativa, ma io mi sento un custode del territorio, un po’ come accade nella cultura tedesca. Voglio il bene del monte, non danneggiarlo” ha spiegato Podversic.
“Il nostro territorio può essere importantissimo dal punto di vista agricolo, ma questo messaggio fa ancora fatica a passare. I tentativi di industrializzazione sono falliti, guardare al futuro pensando al nostro passato di eccellenza agricola può essere una mossa corretta”, questa la spigazione del consigliere comunale Guido Germano Pettarin. La variante 42 è stata approvata con 25 voti favorevoli di maggioranza e opposizione, 7 contrari e 4 astenuti, il sindaco Ziberna ha fatto proprio un ordine del giorno per la protezione e valorizzazione del Calvario. La richiesta alla giunta è di impegnarsi affinchè il monte non sia preda di degrado o abbandono, ma venga invece valorizzato sul piano paesaggistico, ambientale e storico, oltre che in chiave turistica.