Garante persone: a Monfalcone no parità di trattamento in due scuole
Walter Citti, Garante regionale dei diritti della persona con funzioni di garanzia per le persone a rischio di discriminazione, interviene in merito all’accordo di programma sottoscritto tra il Comune di Monfalcone
e gli istituti scolastici “Giacich” e “Randaccio” che fissa, per le iscrizioni riferite all’anno scolastico 2018-2019, il tetto del 45% di alunni stranieri in classe.
L’attuale formulazione dell’accordo – fa sapere Citti – porterebbe all’esclusione dall’iscrizione alle scuole dell’infanzia di una sessantina di bambini di origine straniera, che conseguentemente dovrebbe fare riferimento a istituti di Comuni limitrofi.
Sebbene sia opinione del Garante che la previsione di un tetto percentuale massimo di alunni di origine straniera nelle classi delle scuole per l’infanzia, astrattamente, possa rispondere a un obiettivo legittimo di evitare classi con elevate concentrazioni di alunni provenienti da un medesimo gruppo etnico-linguistico, con possibili conseguenze di una maggiore difficoltà nel favorire la trasmissione delle competenze linguistiche e l’integrazione sociale (si veda, a tale proposito, anche la circolare n. 2 di gennaio 2010 del ministero dell’Istruzione), tale quota dovrebbe rispondere a criteri di proporzionalità e stretta necessità, per evitare possibili e gravi effetti discriminatori.
Inoltre – rimarca Citti -, si deve avere cura di evitare la diffusione di messaggi di esclusione sociale, con ricadute sul principio di parità di trattamento e in conflitto con il diritto inalienabile all’educazione e all’istruzione per tutti i bambini, riconosciuto a livello internazionale. Principi di proporzionalità e stretta necessità che, nel caso concreto, non parrebbero soddisfatti, sia in quanto non appaiono chiari i motivi per cui non sia stata accettata la creazione di due sezioni aggiuntive, sia in quanto non ci sarebbe stata alla base una progettazione concordata e condivisa a livello territoriale con tutti gli attori coinvolti, comprese le famiglie e le loro comunità.
Walter Citti aggiunge che la previsione, pure contenuta nell’accordo di programma, di “istituire classi ponte in cui inserire gli alunni stranieri e consentire la conoscenza di base della lingua per poi poter frequentare la classe di competenza”, suscita ulteriori perplessità in quanto, così come indicata, non corrisponderebbe a una effettiva azione positiva, volta a compensare la situazione di svantaggio in cui si trovino i minori con un’insufficiente livello di conoscenza iniziale della lingua italiana, nel momento in cui tali classi venissero costituite e svolte esclusivamente o prevalentemente in alternativa, e dunque in sottrazione, all’orario scolastico previsto per gli altri alunni e non in aggiunta al medesimo.
Anche per evitare processi di stigmatizzazione sociale nei confronti della popolazione straniera in generale, il Garante raccomanda che azioni positive siano rivolte a ogni alunno che abbia obiettive necessità di rafforzare le proprie competenze linguistiche, a prescindere dalla nazionalità.