Allarme febbre del Nilo, Bassetti: “Rarissime le complicazioni, c’è da capire se si tratti di una mutazione”
L’istituto zooprofilattico ha rilevato negli scorsi giorni l’arrivo della zanzara portatrice della febbre del Nilo in Friuli, ma il direttore della clinica di malattie infettive del’Azienda sanitaria universitaria integrata udinese Matteo Bassetti ha voluto calmare le acque dopo che è scattato l’allarme: “Sono rarissimi gli episodi di rischi gravi per la salute, l’arrivo di questi tipi di zanzare è diventato comune a causa del cambiamento del clima. L’Aas udinese accerta durante l’anno di solito al massimo tre casi, nell’80% delle persone i sintomi nemmeno si manifestano, nel 19% dei casi il virus porta a febbre e mal di testa e solo nell’1% porta rischi di meningite, che comunque raramente porta al decesso. Inoltre il problema viene affrontato poco perchè i medici normalmente quanto riscontrano un paziente con i sintomi della febbre del Nilo lo curano con il paracetamolo, quasi mai si arriva all’invio dei campioni di sangue al laboratorio specialistico di Trieste. L’invito che posso fare ai colleghi e quello di approfondire comunque le analisi, per capire se la malattia stia avendo gli stessi sviluppi rispetto al resto dell’Europa o se sia una sua mutazione. Negli ultimi 5 anni solo una volta abbiamo dovuto usare cure specifiche”.
Da qui la poca preoccupazione che ha suscitato la scoperta di zanzare positive alla febbre del Nilo da parte degli ospedali. La malattia ha un’incubazione di circa due settimane. “Abbiamo comunque fatto scattare l’allerta sui donatori di organi, ma per ora in regione c’è stato solo un caso sospetto di virus, che per ora non risulta confermato” ha spiegato il direttore della struttura di igiene e sanitá pubblica dell’Azienda sanitaria integrata di Trieste Pierlanfranco D’Agaro.