Confagricoltura Fvg: essiccatoi pieni di cereali e prezzi in calo
Crescono sensibilmente le giacenze di soia e cereali, segnala l’Istat. A luglio 2018, il mais segna un +47 per cento (con 1.100mila tonnellate è il record delle ultime 3 campagne); la soia +43 per cento (per 309mila tonnellate) e il frumento un +27 per cento (per 547mila tonnellate). Relativamente alle superfici complessive, su base nazionale (la Regione Friuli VG non ha ancora comunicato i dati), il frumento cresce leggermente (+2,7 per cento) rispetto all’anno precedente; similmente l’orzo (+2,8 per cento), mentre il mais cala dello 0,5 per cento che, però, registra un aumento della produzione pari all’1,9 per cento. Dal punto di vista dei prezzi, si conferma un trend di leggera ripresa per il frumento che, comunque, mantiene livelli bassi (190 euro/t); si osserva una leggera flessione nell’ultimo mese delle quotazioni del mais (che si attesta intorno ai 188 euro/t), prodotto comunque caratterizzato da un trend in aumento e una tendenza di elevata volatilità per l’orzo, con l’ultimo prezzo a quota 181 euro/t.
«La questione delle giacenze è rilevante anche per il nostro settore cerealicolo regionale – sottolinea Philip Thurn Valsassina, vicepresidente di Confagricoltura Fvg -. Gli essiccatoi sono pieni di granella, i commercianti hanno fatto scorta di prodotto, la domanda è scarsa e si fa fatica a vendere. Ciò si riflette sui prezzi che, in Friuli VG, si mantengono mediamente più bassi del resto d’Italia di circa 10 euro a tonnellata. Il mais segna un calo delle superfici, molto marcato anche in Friuli VG, a motivo del basso prezzo di vendita della granella e dell’obbligo comunitario di differenziare le produzioni aziendali e praticare le rotazioni. Conseguentemente, la mancanza di prodotto ha messo in difficoltà gli essiccatoi e ciò ha fatto sì che siano diventati preda anche di società estere. Cosa ci aspetta nei prossimi mesi? – si chiede Thurn Valsassina –. Attorno a noi c’è un mercato internazionale complesso, dominato dalla guerra dei dazi. È difficile, perciò, prevedere cosa accadrà esattamente ma, nel frattempo, l’incertezza porta a uno stallo delle contrattazioni e conseguente calo dei prezzi. Inoltre i commercianti, soprattutto per la merce d’importazione, propongono contratti sempre più a lungo termine (due e tre anni), cosa che, per la struttura frammentata dei produttori italiani, ma soprattutto friulani, è molto difficile da accettare».