Il monitoraggio di Goletta Verde In Friuli Venezia Giulia : 2 i punti fortemente inquinati
Il monitoraggio di Goletta Verde In Friuli Venezia Giulia 2 i punti fortemente inquinati: a Muggia, alla foce del canale di via Battisti, e a Precenicco, alla foce del fiume Stella Legambiente: “Si tratta di malati cronici, che monitoriamo da ben 8 anni e dove le criticità continuano a rimanere irrisolte. Ecco perché se la situazione non dovesse presentare miglioramenti nei prossimi mesi, visti anche i lavori sulle condotte a Muggia, presenteremo degli esposti alle autorità competenti” In Friuli Venezia Giulia due punti su otto campionati dai tecnici di Goletta Verde superano il limite di inquinamento previsto dalla legge e corrispondono alla foce del canale di via Battisti, all’incrocio di largo Caduti per la libertà, a Muggia, in provincia di Trieste, e alla foce del fiume Stella a Precenicco, in provincia di Udine. Si tratta di due malati cronici: è dal 2010 che Legambiente monitora questi punti nella speranza di vedere risolte le criticità che, invece, permangono da ben otto anni, salvo qualche piccola eccezione per ciascuno dei due punti. Ecco perché l’associazione ambientalista presenterà degli esposti alle autorità competenti qualora la situazione non dovesse presentare miglioramenti nei prossimi mesi. A Muggia, in particolare, insiste il problema del Rio Fugnan, torrente contraddistinto da significative criticità legate proprio all’inquinamento dagli scarichi fognari. Circa sei mesi fa sono cominciati i lavori per sostituire e potenziare la rete fognaria, con lo scopo di aumentare la capacità di ricezione della stessa ma, ad oggi, diversamente da quanto previsto, non sono stati ancora consegnati. È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste del Friuli Venezia Giulia dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea), presentato questa mattina in conferenza stampa nella Loggia Comunale a Muggia, dove sono intervenuti Laura Marzi, sindaco di Muggia, Laura Litteri, assessore all’ambiente del Comune di Muggia, Luca Marchesi, direttore generale di Arpa FVG, Claudia Orlandi, Arpa FVG, Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde, e Sandro Cargnelutti, presidente Legambiente Friuli Venezia Giulia. “Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – spiace constatare che, a fronte di una situazione tutto sommato positiva, in questa regione poco o nulla sia stato fatto rispetto ai due punti risultati fortemente inquinati dai nostri monitoraggi. È una situazione che va avanti da anni e per la quale auspichiamo un cambio di rotta, in Friuli Venezia Giulia così come in tutto il Paese, visto che siamo stati già condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più ulteriori 30 milioni ogni sei mesi finché non si metterà in regola, soldi che si sarebbero potuti spendere diversamente, per esempio in opere di ammodernamento dei sistemi di depurazione, creando contemporaneamente nuovi posti di lavoro”. “Quello della depurazione è un tema troppo importante e strategico perché rimanga irrisolto – aggiunge Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia – a partire dalla gestione delle acque, la depurazione dei reflui, la tutela delle acque di balneazione, la gestione dei pozzi sino alla tutela dei corsi idriciin genere. Bene i lavori di potenziamento della rete fognaria a Muggia che speriamo vengano consegnati al più presto, visto che i cittadini aspettavano la conclusione dei cantieri già a maggio, e che permetteranno, in futuro, di avere una qualità delle acque migliore ma se quelli che ormai consideriamo casi limite non dovessero risolversi nei prossimi mesi, presenteremo degli esposti per fare in modo che si superino le criticità che da troppo tempo rendono questi luoghi delle fogne a cielo aperto”. In Friuli Venezia Giulia preoccupa anche l’assenza dei cartelli informativi e di quelli di divieto di balneazione. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. Solo in un caso sugli otto punti campionati nell’ambito del monitoraggio di Goletta Verde, i tecnici hanno avvistato i cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Anche quelli di divieto di balneazione sono presenti solo in un caso. Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente il 3 e 4 agosto 2018 prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. Otto i punti monitorati in Friuli Venezia Giulia. Su 3 monitoraggi effettuati in provincia di Trieste, uno è risultato fortemente inquinato, ovvero a Muggia, alla foce del canale di via Battisti, all’incrocio con largo Caduti per la libertà. Entro i limiti, invece, il giudizio emerso dai campionamenti effettuati alla spiaggia presso viale Miramare, tra i due pennelli di massi, in località Barcola; e a Duino Aurisina, in località Sistiana Castelreggio, alla spiaggia di Sistiana, a sinistra del porto turistico. In provincia di Gorizia, due i punti monitorati, entrambi con valori entro i limiti di legge: a Monfalcone, in località Marina Julia, alla spiaggia libera presso il parco giochi di via delle Giarrette, e a Grado, alla spiaggia presso viale del Sole, all’incrocio con via Svevo. Tre i punti monitorati in provincia di Udine, a Precenicco, alla foce del fiume Stella, punto risultato fortemente inquinato, con valori che superano i limiti di legge; e a Lignano Sabbiadoro, alla spiaggia presso lungomare Trieste, incrocio via Gorizia, e alla foce del fiume Tagliamento, entrambi entro i limiti. Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Ecco perché anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Friuli-Venezia Giulia il Consorzio ha recuperato 4.032 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.