Si riaccende la rotta balcanica
Teoricamente la cosiddetta “rotta balcanica” era stata chiusa nella primavera del 2016, con l’azione unilaterale di chiusura dei propri confini di diversi stati europei e, successivamente, con l’accordo siglato tra l’Unione europea e la Turchia. Tuttavia, il corridoio che ha permesso il passaggio di centinaia di migliaia di persone tra il 2015 e il 2016 continua in realtà ad essere percorso ogni giorno da centinaia di migranti e rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa. E questo, nei Balcani, con rischi maggiori rispetto al recente passato e spesso incontrando la violenza delle autorità locali, soprattutto in territorio croato.
Per dare un’idea complessiva della situazione nei Balcani tra i 40.000 e i 50.000 rifugiati si trovano nel territorio compreso tra la Grecia ed il confine croato, in attesa di poter continuare il proprio viaggio verso l’Europa occidentale. Migranti che, con molta probabilità, nel loro percorso verso il nord Europa, attraverseranno anche la nostra regione. Il Friuli Venezia Giulia è infatti uno dei punti nevralgici della rotta, territorio che molti migranti cercano di raggiungere.
Vista la politica di deterrenza nei confronti dei migranti in Bosnia e in Croazia, sono molti quelli che tentano quindi, anche decine di volte, l’attraversamento della Slovenia per poi arrivare in Italia, l’unico paese dell’Unione Europa che non li ricaccia al di là del confine ma che prevede alla loro accoglienza.
Altrove sono centinaia i casi, recensiti da diverse ONG, di respingimenti illegali, spesso accompagnati da violenze. Si tratta di afgani e pakistani, in maggioranza che arrivano dai Balcani, ma molti sono anche quelli, rigettati dall’Austria, che fanno ritorno a Udine.
Magazine mensile Il Paîs gente della nostra terra – agosto 2018