Mattone, caro vecchio bene rifugio
A tu per tu con il Presidente Regionale Fiaip-Fvg Leonardo Piccoli
Quasi 3 friulani su 4 (il 73%) possiede una casa di proprietà. Una delle percentuali più alte al mondo. Un dato confortante per quanto riguarda la sicurezza e la stabilità della popolazione e dunque una cifra positiva per il tessuto sociale della nostra regione. Il mattone, d’altronde, per i friulani ha sempre avuto un valore particolare. Molti pensano che sia un investimento sicuro, su cui è bene investire gran parte dei risparmi. Negli ultimi anni si segnala una maggiore attività di compravendita, motivata anche dal fatto che gli analisti prevedono un aumento dei prezzi nel mercato immobiliare anche se lento. Finalmente, quindi, la tendenza ribassista, che ha caratterizzato il mercato, dopo la crisi, sembra essere alle spalle. . L’acquirente del momento però non è la coppia di giovani che mette su famiglia ma chi compra per fare un investimento, per avere una rendita.
Dalla situazione regionale ne abbiamo parlato con il Presidente Regionale Fiaip-Fvg Leonardo Piccoli:
“Gli investitori per alcuni anni hanno pensato che questa situazione di crisi fosse di passaggio e si potesse poi ritornare ai classici investimenti finanziari. Hanno quindi parcheggiato i propri risparmi sui conti correnti bancari. Il mercato del reddito oggi però non è quello della finanza, i risparmiatori si sentono traditi soprattutto dopo gli scandali delle popolari. L’investimento viene fatto sul settore immobiliare. Il mercato si è riequilibrato, la tenuta patrimoniale è buona, i valori sono molto appetibili e sono rapportati al reddito medio delle persone. Questo ha fatto sì che l’investitore si sia riavvicinato. Ha influito molto in questo senso anche la cedolare secca, cioè la possibilità di pagare il 10% fisso delle imposte sul reddito annuo. Oggi il dato medio regionale di rendita si attesta tra il 3,5 e il 4% loro. Per questi motivi oggi il 25% degli acquisti sul residenziale è per la seconda casa da affittare. Si tratta per la maggior parte di operazioni che si aggirano attorno ai 150 mila euro”.
Disequità economica e sociale, questo è uno dei problemi maggiori della nostra regione. Ma chi sono i ricchi e su cosa investono?: “Il 2% della popolazione della nostra regione è la fascia dei ricchi. Questi il più delle volte non investono sul territorio. L’immobile di prestigio, che ha quindi un prezzo importante, comunque si vende con maggiore rapidità. Si tratta nella maggior parte dei casi non di investimenti ma di status symbol. E’ tornato di moda quello che definisco il capriccio personale. Chi ha disponibilità oggi compra l’attico sul lungomare di Lignano, il palazzo sulle rive di Trieste. Altrimenti, se si tratta di investimento, le fasce alte guardano ad immobili storici, che possono riconvertire per uso locativo e turistico. Su questo aspetto ha influito molto anche il tema della sicurezza che negli ultimi anni ha portato gli investitori nel cuore della città. Non si comprano più le grandi ville nelle zone collinari friulane ma il palazzo in centro storico, in particolare a Trieste. Questo è legato poi anche al valore patrimoniale che tendenzialmente in città ha una tenuta negli anni decisamente maggiore”.
Per la prima volta, da dieci anni a questa parte, è stato osservato anche un aumento dei prezzi. Questo primi segnali sono importanti per la tenuta del mattone. La preoccupazione del settore immobiliare è invece legata soprattutto all’acquisto della prima casa. Solo il 31% dei giovani oggi è autonomo, l’emancipazione diventa quindi un problema che va governato al più presto: “I giovani, che già in numero sono pochi visto che la popolazione sta diventando sempre più vecchia, escono di casa molto tardi e spesso preferiscono vivere con i genitori fino oltre i trent’anni. Oltre alla comodità di vivere in famiglia il motivo principale è il lavoro. Purtroppo non hanno garanzie, non hanno nessuna solidità sulla quale basarsi. La società è diventata più mobile. Rispetto al passato, quando il legame con il territorio era solido e in Friuli si mettevano radio, l’acquisto di una casa di proprietà non una priorità”.
Chi ha oggi un reddito medio si affida molto all’ammortizzare dei genitori o dei nonni: “L’acquisto che vanno a fare non supera i 160 mila euro, dei quali 100 mila finanziati con il mutuo ad oggi a tassi molto agevolati e 60 mila tra contributi e l’aiuto della famiglia. Questo è lo scenario più diffuso ad oggi in Friuli”.
Sono ancora decine di migliaia comunque gli appartamenti che restano invenduti a dimostrare la durezza della congiuntura e qualche scelta politica sbagliata: “Sono 80.000 le case in Friuli Venezia Giulia che devono essere abitate. Serve una visione del futuro e un maggiore sostegno alla fasce che si affacceranno in questi anni all’acquisto di una casa. La svolta deve arrivare dalla politica, servono delle dinamiche demografiche che possano contrastare il calo della popolazione e l’invecchiamento della stessa”.
di Stefano Pontoni
Magazine mensile IL PAîS gente della nostra terra – agosto 2018