Vaccini, quando si impone senza informare. Chi ha ragione?
I bambini delle scuole dell’infanzia che non sono in regola con le vaccinazioni non possono accedere ai loro istituti.
L’introduzione dell’obbligo di vaccinazione ai fini dell’iscrizione all’asilo nido e alla scuola materna, ha assunto un ruolo rilevante nel dibattito politico. Lo scontro, soprattutto in questi giorni, tra le varie parti in causa, politici, istituti e famiglie è acceso. Ognuno, forte della propria ragione, combatte la sua battaglia. Ma in tutto ciò chi ha ragione?
Da una parte il provvedimento di obbligatorietà che mira ad aumentare le coperture vaccinali in linea teorica sarebbe istintivamente da plaudire. Così facendo infatti si tutela la salute non solo del singolo individuo ma di tutta la comunità e si evitano situazioni di pericolo. Dall’altra però è giusto anche tutelare la libertà di scelta individuale. Insomma, come si capisce, è difficilissimo arrivare ad una risposta.
Non sono qui a dire se sia giusto vaccinarsi o meno, non sono medico e quindi mi astengo da ogni commento. Cerco di ragionare con il buon senso. Il calo delle coperture vaccinali rappresenta un pericolo concreto e imminente per la salute di tutti? Ma soprattutto è giusto punire il bambino con l’esclusione dalla comunità per una scelta non compiuta da lui, ma dai genitori? Queste sono le domande che bisogna porsi davanti ad un problema così delicato.
Una situazione quindi che va affrontata attraverso la conoscenza di tutti i fattori, senza tralasciare alcunché, senza ragionare per partito preso. I risultati di un recente studio hanno indicato che la metà dei genitori “antivaccinatori” lo sono non per convinzione, ma per esitazione, insicurezza, ignoranza. Non quindi per un’assoluta contrarietà ai vaccini ma per i dubbi riguardanti l’efficacia e sicurezza di alcuni vaccini, per timori sul numero e la tempistica delle vaccinazioni.
Per questo motivo credo che la cosa migliore sia l’informazione. Non fornire adeguate risposte ai genitori che nutrono dubbi e timori sui vaccini non fa altro che spinger verso il rifiuto anche chi avrebbe scelto diversamente se ascoltato e rassicurato. Un genitore dovrebbe vaccinare il proprio figlio perché è convinto che sia una cosa giusta, non perché è costretto dalle istituzioni. L’imporre, senza educare, non fa altro che ridurre la fiducia negli operatori sanitari e di conseguenza nello Stato. Deve esserci una partecipazione informata e consapevole. Partecipazione e non abnegazione, perché una legge sull’obbligatorietà non riuscirà mai da sola a mettere fine ad ogni polemica, ad ogni scontro. La questione vaccini merita un approccio multimodale di informazione, formazione e responsabilizzazione di tutti, di attenzione, di tempi e di spazi di ascolto e intervento.