Sialino (Confcooperative Udine): «Disagio giovanile non sia tema passeggero, servono risorse e attenzione costante»
«Il disagio giovanile torna alla ribalta, purtroppo, solo in occasione di fatti gravi, ma si tratta di un fenomeno costante che, semmai, nel corso degli anni, è cambiato sotto il profilo delle cause del disagio», lo evidenzia Flavio Sialino, presidente di Confcooperative Udine – realtà associativa del mondo cooperativo che, al suo interno, annovera 68 cooperative sociali, diverse delle quali molte sono impegnate in progetti legati al disagio giovanile e alle dipendenze. «Nell’esperienze di tante nostre cooperative sociali si registra un cambiamento del profilo socioeconomico dei giovani che vengono avviati a percorsi personali di recupero o, nei casi più rilevanti, in comunità: venti anni fa il disagio era spesso frutto di situazioni di marginalità familiare, oggi invece l’italiano in comunità può anche avere un telefonino di ultima generazioni, ma soffre di mancanza di affettività e relazioni e, di conseguenza, è più difficile per famiglia, scuola e operatori sociali riuscire a cogliere per tempo una situazione che richiederebbe un intervento». Accanto alla droga però, Confcooperative richiama l’attenzione sui problemi legati al cibo e, soprattutto, l’alcool. Senza dimenticare il tema del cyberbullismo. In tutti i casi, però, il tema dominante è la solitudine e la povertà di relazioni, anche in famiglie non problematiche. Problemi difficili da codificare e “riconoscere” per tempo, sia per le famiglie che per la scuola e, di conseguenza, le situazioni che richiederebbero un intervento vengono prese in carico troppo tardi, quando i ragazzi hanno già 16 o 17 anni.
«Mancano anche dati statistici precisi e affidabili che permettano di quantificare il fenomeno del disagio sociale nelle sue diverse sfaccettature anche perché molte situazioni rimangono largamente sconosciute finché, purtroppo, non succede qualcosa di grave – sottolinea Sialino – e, di conseguenza, l’attenzione dell’opinione pubblica si sofferma su questo o quel fenomeno per un certo periodo di tempo. Ma la storia di trent’anni di cooperazione sociale ci conferma che le situazioni di disagio non accennano a diminuire, cambiano nel tempo, e richiederebbero un impegno costante. Sullo sfondo – conclude Sialino – vi è il problema risorse: gli operatori delle nostre cooperative ci confermano che, molto spesso, percorsi personali di recupero vengono chiusi anzitempo per carenza di risorse. Può sembrare banale evidenziarlo, ma oltre alla professionalità degli operatori, servono anche risorse adeguate per gestire fenomeni di disagio che, purtroppo, vengono alla ribalta solo saltuariamente».