Una città nella Guerra, Udine 1914 – 1918
La mostra si propone di indagare la storia di Udine e degli udinesi nel primo conflitto mondiale; privilegia gli aspetti della vita quotidiana di una città in guerra, “invasa” dapprima dalle strutture militari del Regio Esercito fino a diventarne la “Capitale”, in seguito occupata in maniera ben più pesante dalle armate austro-tedesche in conseguenza di Caporetto, fino alla cruenta liberazione finale.
Alla vigilia del Primo conflitto mondiale Udine è una moderna città del Regno d’Italia con oltre 40.000 abitanti. Lo scoppio della guerra europea (28.07.1914) determina il ritorno degli emigranti. Una grande risorsa per le famiglie viene a mancare, con gravi conseguenze per l’economia del Friuli. Con l’entrata in guerra del Regno d’Italia contro l’Impero asburgico (23.05.1915) Udine si trova ad essere la principale città a ridosso del principale fronte dei combattimenti, il fronte dell’Isonzo, sede del Comando Supremo del generale Luigi Cadorna che dimora in città, nonché di numerosi comandi, uffici, ospedali, caserme, magazzini e depositi militari ad occupare scuole e edifici religiosi e civili. Raddoppia in pratica la sua popolazione, che vive in gran parte sulle esigenze e necessità dei militari, ma ne subisce anche le conseguenze, con l’aumento delle possibilità di infezione per il colera e il tifo che scoppiano già nel 1915, con l’estensione della prostituzione ufficiale e clandestina, con il rincaro vertiginoso di tutti i generi di consumo.
La relativa vicinanza al fronte e la presenza di importanti sedi militari aumenta la minaccia dei bombardamenti aerei, anche se il principale evento calamitoso portato dalla guerra sarà lo scoppio della polveriera di Sant’Osvaldo, nei pressi dell’ospedale psichiatrico riconvertito a scopi militari, che il 27 agosto 1917 produsse la distruzione del borgo e la morte di innumerevoli militari e civili.
Lo sfondamento austro-tedesco del fronte tra Plezzo e Tolmino (dal 24.10.1917), che ha come conseguenza la ritirata italiana inizialmente al Tagliamento e poi al Piave, comporta per Udine la precipitosa fuga delle autorità militari. Oltre 30.000 udinesi lasciano le loro case per riparare oltre le nuove linee. I primi giorni sono saccheggi continui, gli occupatori hanno bisogno di tutto e lo trovano nei magazzini militari e nelle case dei civili.
Nel corso del 1918 le armate austro-ungariche falliscono la grande offensiva del giugno e vengono successivamente sconfitte dall’offensiva italiana e alleata di fine ottobre, che porta l’esercito italiano a Trento e Trieste (3.11.1918). Le unità austro-ungariche abbandonano Udine dai primi giorni di novembre, tra saccheggi e violenze che una guardia civica formata da civili e militari italiani fino a quel momento nascosti nelle case tentano di fermare. Avvengono scontri in varie parti della città e alla fine i morti civili sono non meno di 40. La “battaglia”, l’ultima e la meno conosciuta per la città di Udine, cessa il 4 novembre con l’entrata in città del Genova cavalleria e dei fanti della Brigata Lombardia.