Inaugurata la mostra “Una città dentro la Guerra. Udine 1914 – 1918”
Ha aperto i battenti al Museo Etnografico del Friuli la mostra “Una città dentro la Guerra. Udine 1914 – 1918”: un racconto sulla vita quotidiana nella città, prima occupata dalle strutture militari del Regio Esercito e poi pesantemente invasa dalle armate austro-tedesche che fecero di Udine, fino alla sua definitiva liberazione, la “Capitale della Guerra”.
La mostra espone per la prima volta materiali del ricco Archivio storico comunale, documentazione proveniente da collezioni private, alcuni dipinti di Italico Brass, ma anche ausili didattici, proiezioni e filmati inediti dell’epoca, in un interessante itinerario multimediale realizzato da Claudio Sepin (“Una città dentro la Guerra”), Giancarlo Martina (“Due passi per la Capitale”) e Gaetano Vinciguerra (“Cartoline dei prigionieri di Guerra”).
“Cento anni fa in queste ore una pattuglia del III Reggimento del Savoia Cavalleria, comandata dal ten. Baragiola, entrava a Udine, occupata da oltre un anno dalle truppe tedesche e austroungariche, liberandola tra le acclamazioni della popolazione. Dei 40mila abitanti della città, oltre 30mila erano dovuti fuggire in altre regioni, soprattutto in Toscana. Chi era rimasto, aveva dovuto sopportare, oltre alla fame, le angherie e le violenze degli invasori.” Queste le parole con cui il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, è intervenuto all’inaugurazione della mostra. “Oggi studiare queste pagine di storia – ha proseguito il sindaco – significa onorare la nostra memoria locale, anche ricordando avvenimenti spesso dimenticati come l’esplosione della polveriera di Sant’Osvaldo che ha distrutto in intero quartiere con un elevatissimo costo in termini di vite umane. È poi un dovere ricordare, nei tanti esempi di eroismo e amor di patria ma anche come monito per il futuro, quella che è stata una guerra lunga e terribile, una delle più sanguinose della storia. Un grazie quindi va agli organizzatori e ai visitatori di questo luogo di memoria importate per non dimenticare le nostre radici”.
“Un’esposizione doverosa per la città di Udine – ha quindi dichiarato l’assessore alla Cultura Fabrizio Cigolot – e per questo realizzata con una progettualità in cui il Museo Etnografico del Friuli si fa parte in causa per raccogliere la storia e la memoria della comunità sconvolta dal dramma della guerra e dall’occupazione, ma che ha saputo, in quel frangente, dare prova di straordinarie risorse di solidarietà e altruismo”.
1914-1918: è la linea del tempo che accompagna la mostra e che offre al visitatore un quadro del conflitto attraverso gli approfondimenti tematici che ripercorrono gli eventi e la vita udinese.
Il percorso inizia con Una città militarizzata: Udine, sede del Comando Supremo e residenza del generale Cadorna, si popola di comandi, uffici, ospedali, magazzini militari, caffè e osterie, negozi di forniture di divise, calzature e buffetterie.
Ben presto Udine è Una città ferita. I bombardamenti aerei austro ungarici affliggono la popolazione e, nel 1917, esplode a Sant’Osvaldo il deposito di munizioni che provoca morte e distruzione, fino all’evacuazione dell’intera città.
La sezione sulla Città invasa racconta invece di una miseria in crescita, della carenza dei generi alimentari e del conseguente fiorire del mercato nero cui segue la partenza dei friulani, esuli in città italiane.
In un crescendo, tra miseria e malattie, si arriva a L’ultima battaglia combattuta tra reparti austro-ungarici in fuga, avanguardie italiane e la milizia cittadina (novembre 1918).
Le problematiche sociali sono introdotte dal ruolo della donna: è lei che sostiene i soldati, assiste i profughi, i minori, gli indigenti, si sostituisce agli uomini nel lavoro. Ma essere donna in tempo di guerra è anche prostituzione, orrore e paure.
Il percorso prosegue con il tema della scuola. L’occupazione militare degli edifici scolastici e la difficoltà di spazi per le lezioni, aggravano il problemi. Manca la legna, i locali spesso sono al freddo; ma la scuola ha anzitutto compiti patriottici ed è chiamata a sostenere le truppe.
Uno spazio è dedicato agli orfani di guerra, da proteggere e assistere anche attraverso nuove leggi e nuove istituzioni, per proseguire poi con il tema I Prigionieri dove lettere e cartoline provenienti dai campi di prigionia raccontano i loro bisogni, ma anche il desiderio che la pace giunga presto e, con essa, la libertà.
Chiude il percorso L’offesa al patrimonio storico artistico della città con le immagini sui numerosi danni subiti dal Castello (da poco divenuto sede dei Musei Civici e che ha visto trafugare molti dei suoi beni) che verrà ricostruito con l’aiuto derivante da importanti donazioni volte a risarcire Udine dall’”offesa subita al patrimonio”.
La mostra, curata da Lucio Fabi e Tiziana Ribezzi, realizzata grazie alla collaborazione di Giancarlo Martina, Giovanna Marselek e Gaetano Vinciguerra, rientra nel più vasto programma di iniziative promosse dal Comune di Udine in occasione del Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, che propone un ricco calendario di incontri e rassegne espositive.
La mostra è visitabile al Museo Etnografico del Friuli, Via Grazzano 1 fino al 28 febbraio 2019 da martedì a domenica, dalle ore 10.30 alle 17.00 (chiuso lunedì).