La “Carta da parati gialla” arriva a Spilimbergo
Termina domenica 2 dicembre alle 20.30 al Teatro Miotto di Spilimbergo la mini tournèe regionale dello spettacolo La carta da parati gialla delle Muse Orfane, interpretato da una Clelia Delponte “intensa e destabilizzante” con la regia di Silvia Lorusso. Si tratta di monologo brillante basato sull’omonimo racconto di Charlotte Perkins Gilman, scrittrice americana dell’Ottocento, nota anche per la sua “lotta al bustino”. Autrice, pittrice, scrittrice ed estremamente creativa, Perkins Gilman si addentra nei temi relativi alla condizione femminile della sua epoca in modo ironico e tagliente, aprendo porte insondabili con il sorriso sulle labbra. La sua vita fu veramente straordinaria: in continuo contrasto con le regole sociali vittoriane divenne un’autorevole conferenziera e scrittrice di fama internazionale, e le sue idee sono ancora oggi oggetto di approfondimento nelle università americane. Convinta che l’origine dei ruoli di genere e della discriminazione della donna fosse economica, contribuì a ridefinire il concetto di femminilità e di istituzioni considerate sacre come la casa e la famiglia, proponendo la “nuova donna” motore del progresso sociale in alternativa al modello patriarcale. La sua vita fu esempio e modello per le donne del tempo e per il femminismo del Novecento e il suo pensiero è ancora estremamente attuale. Ne La carta da parati gialla Gilman esplora con acutezza e arguzia il lato oscuro che si nasconde dentro di noi e in particolare la violenza psicologica esercitata dal genere maschile sulle donne, in nome delle regole sociali e del controllo. Nella pièce teatrale, l’attrice e giornalista Clelia Delponte, sempre attenta al mondo femminile, presta la propria voce a una storia in cui si parla dell’anelito verso la libertà dell’animo umano, tra sogni e inquietudini, caratterizzando il personaggio creato dalla penna della Gilman in una dimensione di assoluta contemporaneità, grazie anche alla visione a cavallo tra passato e presente disegnata dalla mano di regia di Silvia Lorusso Del Linz. Lo spettacolo si muove tra mistero e ironia, dando voce ai tentativi della donna protagonista di uscire dalla gabbia fisica e mentale in cui era stata rinchiusa, costretta a rinunciare alle sue passioni e ai suoi talenti, in un crescendo che porterà a un finale liberatorio dal forte significato simbolico.