“Rosso Istria”: la puntualizzazione di Pio De Angelis del PC di Pordenone. “Un film che va visto, conoscendo bene i fatti”
La Seconda Guerra Mondiale, le stragi fasciste e le risposte partigiane. Una lotta per la democrazia che, purtroppo, troppo spesso ha visto il popolo soffrire e morire. Se da una parte il fascismo è da condannare senza se e senza ma e tante, troppe sono le violenze ad esso riconducibili, anche la lotta partigiana in certi frangenti è stata dura e cruenta. In fondo c’era la guerra ed è proprio la guerra ad essere sbagliata, ancora prima di schierarsi da una parte o dall’altra. Ricordo sempre le parole di un vecchio, che la guerra e quelle situazioni le ha vissute in prima persona: “Ovunque ti giravi c’era morte. Se alzavi la voce, c’era la morte. Se non facevi quello che ti dicevano c’era la morte. Ad un certo punto è stato il senso civico, il buon senso a farci puntare i piedi. Abbiamo guardato al futuro e abbiamo deciso di combattere per la democrazia e la libertà. Non per noi, ma per i nostri figli”. Combattere. Tutti combattevano. E tutti sbagliavano. Oggi c’è chi ha il coraggio di negare le pagine più buie del fascismo e della resistenza. Sbagliato. Bisogna prenderne atto per non compiere più gli stessi errori. Per questo ricevo e pubblico volentieri le parole del coordinatore provinciale PC (Partito Comunista) federazione di Pordenone, Pio De Angelis in merito al film “Rosso Istria”. Qualche riga per spiegare un fatto sicuramente atroce, la morte di Norma Cossetto, che si deve conoscere, ma non si deve strumentalizzare.
“In diverse sale cinematografiche della nostra regione è stato proiettato il film “Rosso Istria”, un film che narra la storia di una ragazza (Norma Cossetto) uccisa non si sa di preciso se da partigiani yugoslavi o italiani. Il film è tutto incentrato sulla figura di questi assassini, come se i partigiani fossero tutti dei mostri stupratori assetati di sangue, coerentemente con la recente vulgata che tenta di criminalizzare la resistenza al nazifascismo. Ebbene allora, qualcosa in merito a questo episodio va detto: Norma Cossetto era una fascista, esponente della gioventù universitaria fascista, figlia di Giuseppe Cossetto, segretario del fascio del comune di santa domenica di Visinada, e già podestà di quel comune. Sulla faccenda sono state scritte tante cose, compresa quella che le fu proposto di dichiararsi antifascista ma che lei rifiutò categoricamente. Di certo c’è invece che la sua morte venne “vendicata” con la fucilazione di 16 partigiani da parte dei tedeschi, i quali, ovviamente, non fecero alcun processo per sapere se costoro fossero gli assassini della Cossetto. Qualcuno può negare che la guerra è costellata di orrori? No! Perché è la guerra ad essere un orrore! Ma prima di cercare di infangare la resistenza al nazifascismo, dipingendo i partigiani come dei mostri, bisognerebbe ricordare chi volle la guerra! Furono l’italia e la Germania, che nel 1941 invasero la Jugoslavia! Una nazione nata nel 1918 col nome di regno dei Serbi Croati e Sloveni e che prese il nome di regno di Jugoslavia il 6 gennaio 1929. Bisognerebbe anche ricordare i massacri compiuti dai fascisti italiani a danno della popolazione yugoslava, ai quali appartenenti fu pure impedito di parlare la propria lingua e in alcuni casi furono addirittura cambiati i nomi. Bisognerebbe ricordare i campi di concentramento fascisti, istituiti anche in fvg (a Gonars e a Visco) o a Treviso e a Chiesanuova, vicino Padova, dove morirono decine di migliaia di slavi grazie ad una disposizione emanata dal comando superiore delle forze armate italiane per la slovenia e croazia che prevedeva: “quando necessario agli effetti del mantenimento dell’ordine pubblico, i comandi di grandi unita’ possono provvedere ad internare a titolo protettivo precauzionale o repressivo, individui, famiglie categorie di individui della citta e campagna e se occorre intere popolazioni di villaggi e zone rurali”. Arresti, deportazioni, stragi! Questo fecero i fascisti italiani in Jugoslavia! Quegli uomini e quelle donne, quei partigiani che hanno combattuto per la nostra libertà, non possono essere dipinti come dei mostri, e se qualcuno di loro ha commesso dei crimini è stato processato e condannato. Questo anche se poi l’amnistia ha liberato loro assieme a centinaia di criminali fascisti, che forse sarebbe stato meglio continuare a far marcire in galera, invece di farli tornare a spargere il loro veleno”.