La sfida dei Manager per il 2019: “modernizzare”
È indubbio che il 2019 si apra con una sfida di alto livello per le imprese e i manager compresi quelli che operano nella Pubblica Amministrazione cui si chiede d’essere sempre più vicina e agile in relazione ad aziende e cittadini. La velocità delle decisioni, superando steccati e posizioni passate, s’impone, infatti, a tutti i livelli garantendo così un apparato efficiente capace di semplificare (annosa richiesta), azione possibile in primis riducendo leggi, normative e disposizioni all’insegna dei Testi unici. Nel 2019 si dovrà modernizzare PA e intero Paese specie grazie al digitale. Va, quindi, posta attenzione sulla cultura professionale degli alti funzionari pubblici e privati da misurare con riguardo al mondo produttivo e alle esigenze del cittadino.
Come prepararsi, tutti, al futuro e alla sfida del 2019 della modernizzazione? Riforme (i già citati Testi Unici) da parte del legislatore, internet, inglese, valorizzazione del merito, favore al rapporto con le imprese produttive, competenza, ma anche capacità attrattiva, accoglienza ed efficace comunicazione.
Occorre supportare con decisione la “digital transformation” formando i protagonisti della rivoluzione dettata da Industry 4.0. Si sappia, in proposito, che secondo una ricerca di Confindustria del 2018 in Italia mancano quasi 300 mila figure professionali tecniche, o meglio supertecniche, in grado di attuare la trasformazione Industry 4.0. Servono persone con competenze scientifiche adeguate specie per i settori della meccanica, della chimica, dell’ICT, dell’agroalimentare, della moda.
Si tratta di figure in grado d’interpretare i cambiamenti tecnologici e socio-culturali già in atto, capaci di indicare soluzioni al mercato in risposta a bisogni per lo più oggi ancora inesistenti. Per fare tutto questo occorrono formazione di qualità (come pure l’alternanza scuola lavoro) e ricerca, aspetti sui quali Federmanager nazionale, sotto la guida di Stefano Cuzzilla, sta puntando decisamente e da tempo consci che sempre più in futuro occorrerà avere figure dirigenziali flessibili con mentalità aperte al cambiamento con forti competenze digitali e non solo, lasciando da parte chi predilige la “cultura del codicillo” da applicare o meno a seconda della propria posizione.
Di pari passo dovranno essere indirizzati gli investimenti (pubblici e privati) che dovranno essere orientati su formazione, internazionalizzazione e innovazione tecnologica e di mentalità, imprese e opere strategiche mentre in seno alle associazioni di categoria (tutte) opportuno è giungere a unificazioni, razionalizzazioni e rafforzamenti. In seno a Federmanager occorrerà procedere correttamente nel processo che porterà in futuro a un unico soggetto triveneto. I tempi non possono essere né immediati né eterni, ma ragionevoli per uniformare e migliorare i servizi agli associati e divenire sempre più un soggetto autorevole capace di svolgere un ruolo decisivo per la crescita di questo territorio all’insegna della redistribuzione della ricchezza nel medesimo.
Nel frattempo dobbiamo ottimizzare le risorse dando risalto e forza ai valori che da sempre contraddistinguono Federmanager. Dobbiamo tornare a essere un’area, quella del Nordest, ad alto tasso di sviluppo, la locomotiva d’Italia capace di trainare le altre regioni, un sistema competitivo e attrattivo. Federmanager deve, pertanto, proseguire nell’essere uno specifico punto di riferimento per il sistema socio-economico anche stante l’aumento del numero degli associati malgrado le perdite dovute a sempre dolorose cause naturali di persone validissime che restano vive nei nostri ricordi.
Mi si permetta esprimere un’opinione sulle scelte di politica nazionale per la quale al reddito di cittadinanza avrei preferito il credito, anche micro, a imprese e professionisti da destinare alle assunzioni. Si guardi, in futuro, quindi, con favore a piccoli e medi imprenditori, partite iva, manager puntando con loro a modernizzare la PA, il fisco, le infrastrutture, la ricerca, il Paese intero. E si riconoscano l’impegno, il lavoro, la fatica per cui raggiunto il diritto alla quiescenza lo stesso sia preservato da attacchi che minano sicurezza e fiducia nel futuro fatti salvi contributi di solidarietà equi ai quali i manager non si sono mai sottratti.
Daniele Damele Presidente Federmanager FVG