Consegnati i Premi Friul-Etica per il 2018
Consegnati i Premi Friul-Etica per il 2018 a Attilio Maseri, Mara Navarria (impegnata a Doha in una gara ha ritirato il premio il padre Diego), il giovane trapiantato Efrem Trevisan e, alla memoria, a Mario Toros. Presenti alla cerimonia il presidente del Consiglio regionale del FVG, Piero Mauro Zanin, l’assessore comunale di Udine, Elisa Asia Battaglia, la dirigente scolastica dell’Istituto Stringher (che ha ospitato l’evento) Anna Maria Zilli, il rappresentante della Fondazione Friuli, Flavio Pressacco, il dirigente dell’AIDO, Daniele Damele, l’onorevole Ivano Strizzolo, il rappresentante di Federmanager, Antonio Pesante.
I riconoscimenti sono promossi da oltre un decennio da associazione Euretica, Comitato Friul Tomorrow, AIDO, associazione don Gilberto Pressacco con il sostegno di Fondazione Friuli e Siram by Veolia.
LE MOTIVAZIONI
ATTILIO MASERI
Il professor Attilio Maseri è divenuto recentemente cittadino onorario di Udine. All’unanimità, il consiglio comunale ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria al cardiologo di fama internazionale come segno di riconoscimento per la donazione di palazzo Antonini all’Università di Udine.
Quello del professore è stato un gesto d’altri tempi che ha portato una ventata di speranza ai giovani e alla città. Un gesto dettato dalle circostanze che hanno privato la famiglia Maseri degli eredi. Il professore, nel 1994, ha perso l’unico figlio, Filippo, in un incidente stradale, e qualche anno dopo pure la moglie Francesca Florio.
Nel ricordo dei suoi cari il 30 luglio 2018 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria del capoluogo friulano dalle mani del sindaco di Udine Pietro Fontanini.
È difficile riuscire a digerire certi eventi, ci vuole molto tempo. Forse non resta che sopravvivere.
La donazione di palazzo Antonini, secondo il prof. Maseri, è un qualcosa che porta i giovani in primo piano in quanto è dai giovani che bisogna aspettarsi forze innovative, che ci si attende che si diano da fare senza adagiarsi a protestare.
Il gesto del prof. Maseri aiuta i giovani a credere nelle opportunità che gli vengono offerte.
L’Università di Udine e del Friuli è il centro dello sviluppo e dell’impegno dei giovani, deve essere fornita di tutte le opzioni che la possono aiutare a farlo.
Quello attuale è un momento storico in cui non è facile trovare persone disposte a donare palazzi.
D’accordo, come detto,il prof. Maseri non aveva alcun erede a cui destinare tutto quello che c’è, ma il gesto di trovare una organizzazione a cui portare vantaggio elevatissimo è qualcosa di fortemente encomiabile ed altamente etico.
E questa è anche la continuazione di una parte di quello che avrebbe potuto fare il figlio del professore.
Il palazzo Antonini si chiamerà Antonini-Maseri. Ora è indispensabile che la città e l’Università approfittino di questa donazione per fare cose che tornino utili, che servano e che vadano bene a entrambe. Si tratta di attuare lo sviluppo delle istituzioni universitarie e cittadine.
Oggi l’associazione Euretica, in collaborazione con Fondazione Friuli e varie altri sodalizi, vuole garantire una testimonianza di affetto. L’insegnamento che ci viene dal prof. Maseri è che con il coraggio di provare e la forza di insistere si possono raggiungere i propri obiettivi.
Il prof. Maseri ha curato Papa Giovanni Paolo II e la regina Elisabetta, ma oggi siamo qui a tributare un GRAZIE infinito per la sua generosità che lo ha portato a regalare Palazzo Antonini all’Università di Udine rinnovando la tradizione del mecenatismo udinese.
EFREM TREVISAN
Efrem Trevisan a sette anni all’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha affrontato un trapianto di cuore. Una successiva emorragia cerebrale gli aveva impedito di parlare per 40 giorni paralizzandogli la parte sinistra del corpo.
Efrem, coraggioso lo è sempre stato. Da quando, così piccolo, disse che lui voleva tornare a camminare. E ci riuscì in un’estate. Oggi, che ha 18 anni, si è diplomato al liceo scientifico Martin di Latisana con la tesina “Tra il pianto”.
Due copie le ha donate ai dottori Luca Ragni e Gabriele Bronzetti dell’ospedale bolognese. Perché, di fatto, è a loro e a tutti i professionisti e infermieri specializzati in trapianti che l’hanno aiutato che l’ha dedicata. Ha affrontato all’esame di maturità il tema del trapianto per sensibilizzare tutti sull’importanza del dono degli organi con cui si possono salvare delle vite.
Anche lui ne ha salvate. Quelle di due bambini a cui sono state destinate le valvole del suo cuore prima del trapianto. È riuscito a ricambiare il dono che ha ricevuto.
Efrem Vive a Torsa di Pocenia.
Ma cos’era successo al suo corpicino? Alla fine della prima elementare in classe era scoppiata un’epidemia di quinta malattia. Efrem non aveva avuto particolare sintomi.
A fine agosto però da un giorno all’altro non riusciva più a mangiare e nemmeno a salire le scale. In ospedale in un primo momento ipotizzarono fosse gastroenterite. Ma l’indomani era stremato. Il cuore aveva 180 battiti al minuto.
Venne trasferito a Trieste dove dissero che poteva riprendersi o addormentarsi per sempre. Mamma Vania e il papà Giuliano non si arresero al pari di Efrem e dei medici.
All’ospedale di Cattinara venne stabilizzato con i farmaci in terapia intensiva ma servivano degli esami specifici che potevano essere eseguiti alla Cardiochirurgia pediatrica del Sant’Orsola dove Efrem trascorse due mesi.
I medici dissero che Efrem soffriva di cardiomiopatia dilatativa provocata dal Parov Virus B19. A novembre si torna a casa ma dopo quattro mesi la situazione precipita.
Si riparte per Bologna in ambulanza. In una notte di pioggia e disperazione. Solo il trapianto avrebbe consentito di vedere la luce in fondo al tunnel. Dopo 24 ore dall’inserimento in lista d’attesa apparve il nuovo cuore per Efrem.
A donarlo fu un ragazzo sardo, più grande di lui. Efrem reagisce bene, ma poi si materializza un’emorragia cerebrale. Di nuovo Efrem combatte fra la vita e la morte. Per quaranta giorni non parla. Poi il giorno della festa della mamma si è rivolto alla stessa chiamandola.
Efrem non molla. Inizia la riabilitazione perché vuole tornare a camminare. Ce l’ha fa in un’estate grazie alla fisioterapista pediatrica Tiziana Rinaldi.
Lui è un bambino – e ora ragazzo – coraggioso. E non è solo il diploma che i medici e gli infermieri di Bologna gli hanno consegnato a certificarlo. È la sua forza di volontà. La sua bravura a scuola che non gli ha fatto perdere nemmeno un anno.
Efrem ha accettato quello che gli è successo per inseguire i suoi sogni e oggi chiede che della donazione di organi si interessino anche i ragazzi della sua età. La sua storia ha commosso tante persone.
Efrem è sempre stato uno studente modello. Nella sua tesina c’è un approfondimento sul primo trapianto di cuore eseguito dal chirurgo Barnard, poi per la parte scientifica ha parlato del rigetto e del possibile uso delle cellule staminali e per la parte filosofica e letteraria si è concentrato sul concetto di alienazione nel caso del trapianto. Il prossimo obiettivo? Laurearsi in filosofia. In bocca al lupo e Viva il lupo Efrem.
MARA NAVARRIA
La sua storia era già bellissima prima del 22 luglio 2018, da quel giorno è straordinaria. Mara Navarria su quel podio, sul gradino più alto del podio ai Mondiali di scherma di Wuxi in Cina, dall’altra parte del mondo, ha versato lacrime durante l’inno di Mameli.
Forse avrà riguardato tutta la sua vita: gli inizi col compianto maestro Dario Codarin a San Giorgio, le vittorie, il matrimonio con Andrea Lo Coco, suo preparatore atletico, la nascita di Samuele, 5 anni fa; e ancora: l’argenteria varia a Mondiali e Olimpiadi a squadre, ma senza il botto nell’individuale; le cinque vittorie in Coppa del Mondo, la mancata convocazione alle Olimpiadi di Rio 2016, il vertice nel ranking mondiale nella spada.
Ma avrà pensato anche e soprattutto alla perdita del maestro russo Oleg Pouzanov, che già aveva onorato vincendo una gara di Coppa a Doha nel 2015. Ma il Campionato del Mondo è altra cosa e Mara Navarria, 33 anni di Carlino, il Friuli nel cuore, perché nelle sue foto l’aquila su sfondo blu non manca mai, è la nuova campionessa del mondo nella spada.
Prima di lei ci erano riuscite solo due atlete: Laura Chiesa nel 1994 e Rossella Fiamingo, la sua grande rivale, quella che le aveva soffiato il biglietto per Rio due anni fa, nel 2014 e 2015.
L’esperienza (anche di madre) per Mara vale più di tutto e ha ragione.
Mara Navarria si allena attualmente a Rapallo, insieme al maestro Roberto Cirillo, a cui la friulana si è affidata dopo la morte di Pouzanov. Con lui si allena sull’aspetto tattico e tecnico presso il Centro Sportivo Esercito Club Scherma Rapallo ed ogni tanto passa anche alla Genova Scherma per confrontarsi con avversari diversi.
Nella preparazione fisica a seguirla è il marito Andrea Lo Coco, di Casarsa. In Liguria Mara va a correre, diversificando i percorsi. Tutti rigorosamente in mezzo alla natura
Ma si allena anche in apnea, anche a 40 metri di profondità, Mara ha così imparato a gestire meglio la respirazione. Ha un controllo migliore del suo corpo in allenamento e durante le gare. A fornirle supporto in questo tipo di preparazione sono i friulani Alessandro Vergendo e Rosarita Gagliardi.
Papà Diego (che è sindaco di Carlino) e mamma Emanuela sottolineano sempre che Mara ha tecnica e controllo mentale, tutto ciò che serve a una schermitrice, a una campionessa del mondo che non dimentica le sue origini e ha mantenuto un atteggiamento umile e vincente.
Oggi Mara è a Doha per una gara di campionato del mondo. Ritira il premio il padre Diego.
MARIO TOROS (alla memoria)
Mario Toros è nato a Pagnacco il 9 dicembre 1922 e ci ha lasciato il 3 giugno 2018. È stato sindacalista e politico, per nove volte ministro o sottosegretario della Repubblica Italiana.
Toros ha avuto una lunga carriera parlamentare risultando eletto sia alla Camera dei deputati sia al Senato della Repubblica
Per oltre vent’anni è stato presidente dell’organizzazione Ente Friuli nel mondo, di cui era presidente onorario, oltre ad aver operato attivamente per la Fondazione Onlus Cjase dai Furlans di Villalta di Fagagna.
Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale dal 23 novembre 1974 al 29 luglio 1976 ovvero all’epoca del terremoto del Friuli.
«La sera del terremoto, il 6 maggio 1976, a mezzanotte – racconta – mi telefonò Cossiga (all’epoca ministro dell’Interno) convocandomi per la mattina dopo a Palazzo Chigi, assieme al presidente Comelli (che era già in viaggio per Roma). Posso dire che già in quella storica riunione nacque il modello Friuli, ancora oggi giustamente esaltato. Facciamo un decreto per ricostruzione e sviluppo propose il presidente del Consiglio Moro. E nacque l’idea del commissario straordinario e della valorizzazione dell’autonomia locale con un rapporto diretto tra Regione e Comuni, eliminando la burocrazia. Tutti i nostri rappresentanti – disse sempre Toros – hanno lavorato bene».
Anche l’Università, nata nel 1978, ha richiesto l’impegno unitario dei parlamentari friulani. Con Toros in prima fila, fin dalla costituzione della commissione dei 30, 15 deputati e 15 senatori, chiamata a dare un parere per il concreto avvio dell’ateneo.
Toros è stato bravo a conciliare le due componenti più importanti della sua vita, la politica e la famiglia. Grazie a una compagna ideale, la moglie Alice, «figlia di un socialista, bella e di grande personalità», come ha scritto l’amico giornalista Giancarlo Graziosi, aggiungendo «che Mario deve anche a lei il fatto di riuscire a far politica». Alice gli ha dato due figlie, Carla e Franca, dalle quali ha avuto cinque nipoti divenendo, poi, anche bisnonno.