L’anima friulana delle Frecce Tricolori
A partire dalla prossima stagione sarà un friulano a guidare in cielo le Frecce Tricolori. Al maggiore Stefano Vit, 37 anni di San Vito al Tagliamento, è stato infatti assegnato il ruolo di capoformazione. Un’emozione unica, un orgoglio immenso per tutta la nostra regione, da sempre legata indissolubilmente alla pattuglia acrobatica nazionale. La Pan è un vanto del Friuli, un simbolo che non passa mai di moda, un patrimonio di questa terra che quando alza il Tricolore porta in alto anche i colori della patria friulana. A bordo del suo Mb-339 Pan, ad una velocità di oltre 600 chilometri orari, il pilota friulano condurrà i compagni, tutti in perfetta sincronia a pochi metri di distanza gli uni dagli altri, nella realizzazione di quelle straordinarie figure che ci tengono incollati con il naso all’insù, con una naturalezza tale da farci credere che sia la cosa più semplice del mondo.
Le Frecce Tricolori hanno un legame profondo con il Friuli Venezia Giulia. Quanto è importante questo territorio per voi e ancor di più per Lei che è friulano?
“L’Aeronautica Militare storicamente ha un fortissimo legame con il territorio friulano e la sua Gente, qui è nata l’acrobazia aerea italiana e hanno sempre risieduto le Frecce Tricolori. L’attaccamento dei Friulani verso la Pattuglia Acrobatica Nazionale è ben percepibile nelle parole e negli occhi della gente che ci circonda giornalmente. Ogni pilota che lascia le Frecce Tricolori alla fine del suo periodo di servizio lo fa sempre a malincuore perché non saluta solo colleghi e amici ma lascia anche un territorio speciale. Il Friuli è la terra dove sono nato ma non posso vantarmi di essere friulano in quanto sono nato da genitori veneti e ho trascorso tutta la mia infanzia in Veneto fino all’ingresso in Accademia Aeronautica. La comunità che mi ha cresciuto è quella di Fossalta di Portogruaro, un Comune in provincia di Venezia ma a pochissimi passi dal Friuli Venezia Giulia. Insomma, diciamo che di sicuro non mi destreggio bene con la lingua Friulana ma ho forti legami con il Friuli, non solo perché ci vivo adesso ma anche perché mia moglie è nata e cresciuta a Udine”.
Cosa significa far parte delle Frecce Tricolori?
“Far parte delle Frecce Tricolori è un onore ma non solo, è assumersi l’impegno di agire 24 ore su 24 per essere un esempio non soltanto come professionista ma in primis come cittadino italiano. Ogni pilota che si candida volontariamente per essere selezionato presso le Frecce Tricolori lo fa perché vuole mettere a disposizione della Nazione il suo impegno e la sua professionalità, intento che ritengo abbiano tutti gli appartenenti delle Forze Amate. Vestire la “tuta blu”, inoltre, significa rappresentare tutti gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare, significa rappresentare il Sistema Paese e la capacità di fare squadra. Un peso sulle spalle che si sente prima di ogni decollo per una manifestazione aerea o un sorvolo”.
Qual è il suo nuovo ruolo all’interno della formazione acrobatica?
“Quest’anno ricoprirò la posizione di PONY 1, ovvero sarò il Capo Formazione. Il mio ruolo sarà quello di guidare la formazione lungo le traiettorie previste dalle 18 manovre dello storico programma acrobatico delle Frecce Tricolori e scandire via radio ai miei colleghi tutti gli ordini necessari”.
Guidare le Frecce Tricolori, un ruolo di grande responsabilità che è anche un motivo di orgoglio per tutto il territorio. Che emozioni ha provato quando ha saputo che le avrebbero affidato questo importante incarico?
“Non posso nascondere l’enorme gioia e la grande soddisfazione che ho provato quando la scorsa primavera il mio Comandante mi ha chiamato nel suo ufficio per comunicarmi che sarei stato il prossimo Capo Formazione. Ero davvero commosso per la fiducia che mi veniva accordata. Sono cosciente della responsabilità che grava sulle mie spalle e sono consapevole che sarà necessario tutto il mio impegno per essere all’altezza dei miei predecessori”.
Lei è un pilota esperto, qual è stato il suo percorso?
“Durante l’ultimo anno di Liceo Scientifico a Portogruaro ho vinto il concorso per l’accesso in Accademia Aeronautica a Pozzuoli dove nell’arco di 4 anni e mezzo ho affrontato la formazione militare, la selezione attitudinale al volo e mi sono laureato in Scienze Politiche. Successivamente, ho conseguito il brevetto di Pilota Militare presso il 61° Stormo di Galatina (LE) per poi essere assegnato alla linea dei velivoli AMX presso il 51° Stormo di Istrana, dove in 6 anni di servizio ho potuto vivere numerose esperienze operative e addestrative in Italia e all’estero. Nel 2012, a seguito di una selezione, sono stato assegnato alle Frecce Tricolori dove finora ho ricoperto le posizioni di PONY 9, PONY 3, Pony 5 e Pony 8”.
Sono tantissimi i bambini che sognano un domani di poter entrare nelle Frecce Tricolori. Quali sono le doti tecniche ed umane che un pilota militare deve possedere?
“A tutti i bambini ed i ragazzi che mi chiedono cosa bisogna fare per diventare un pilota delle Frecce Tricolori, rispondo che innanzitutto bisogna voler diventare con determinazione un Ufficiale pilota dell’Aeronautica Militare, con tutti i sacrifici che ciò comporta. Quando affermo questo, non lo faccio per smorzare il loro entusiasmo ma per far comprendere che dietro un lavoro entusiasmante “sotto i riflettori” c’è un percorso lungo non realizzabile senza la necessaria passione e dedizione. Le doti umane indispensabili per questa professione non sono molto diverse da quelle necessarie per avere successo in altri ambiti: ritengo che l’umiltà, il voler mettersi sempre in gioco, lo spirito di sacrificio e la capacità di lavorare in team siano i requisiti irrinunciabili nel nostro ambiente lavorativo. Per quanto riguarda le doti tecniche, queste vengono necessariamente acquisite durante il lungo iter formativo e selettivo in Forza Armata”.
Dall’edizione cartacea de IL PAîS gente della nostra terra gennaio 2019