A tu per tu con il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani
Verso la nuova Pordenone, prosegue spedito il piano di sviluppo della città
Il 2018 è stato un anno assai proficuo, un anno di programmazione per il futuro. Il 2019 sarà altrettanto ricco di progetti e di iniziative. A confermarlo il sindaco Alessandro Ciriani che ha garantito ulteriori investimenti ed una serie di opere importanti che cambieranno il volto della città.
Il 2018 è stato un anno molto intenso per la sua amministrazione. Che bilancio ha fatto?
“Bilancio decisamente positivo. Sono già partite le prime opere pubbliche e abbiamo progettato una serie imponente di cantieri e interventi, non solo manutentivi, ma anche rivoluzionari, che riguardano urbanistica, viabilità, edifici pubblici, scuole. Nel biennio 2019 e 2020 tutti questi cantieri prenderanno corpo”.
Molti sono i progetti e le iniziative che avete portato a termine. C’è qualcosa invece sulla quale dovete ancora lavorare?
“Il trasporto pubblico va revisionato. E’ fondamentale renderlo più efficiente e razionale all’interno della città. Ciò però non è fattibile fino a quando non verrà risolta la vertenza in atto sul trasporto pubblico locale. A febbraio dovrebbe arrivare la sentenza e la questione si potrà sbloccare. Rivoluzionare il Tpl significa dare collegamenti migliori tra il centro e i quartieri e attuare politiche più green”.
I dati testimoniano come Pordenone negli ultimi anni sia rinata. Di chi e di cosa è merito questo importante sviluppo?
“Di tutti. E di un clima nuovo che si respira nel nostro territorio. Merito della politica che sta mettendo in campo strumenti amministrativi efficaci. Merito delle categorie economiche che stanno investendo nella città e in nuove attività, dimostrando di crederci nonostante il clima economico nazionale non sia dei migliori. Merito delle associazioni e della comunità che si stanno impegnando a dare luce e vita alla città. E merito dei cittadini, che stanno partecipando a questo processo. Non è merito di chi, una minoranza, ha come sport quello di parlar sempre e comunque male del posto in cui vive. Ma alla fin fine tutti coloro che vengono a Pordenone dicono che è bella e che si vive bene”.
Cosa serve per mantenere anche in futuro questo trend di crescita?
“Occorre mantenere proprio questo spirito facendo in modo che tutti remino dalla stessa parte. Occorre che l’Amministrazione mantenga fede alla parola data di portare avanti il rinnovamento della città con incentivi, interventi, riqualificazioni urbanistiche, investimenti crescenti. Occorre mantenere sempre vivo il fervore culturale che caratterizza Pordenone, riempendolo costantemente di contenuti per fare in modo che non sia un semplice distintivo e una parola vuota. E serve che ci credano i cittadini contribuendo, come stanno facendo, alla vivacità e alla qualità della vita della città, dal mantenimento del decoro urbano alla raccolta virtuosa dei rifiuti”.
Quali sono invece i progetti in cantiere per il 2019?
“Ce ne sono di ogni ordine e tipo, dagli assi stradali strategici come la Pontebbana (peraltro consegneremo alla Regione anche il progetto preliminare per il nuovo ponte sul Meduna) alle scuole e case di riposo. Insomma, un intervento globale. La sfida di questa Amministrazione non è quella di una semplice manutenzione e imbellettamento della città, ma di prendere finalmente il toro per le corna e di affrontare tutti i nodi che da lungo tempo non erano stati affrontati. Una sfida che fa tremare i polsi, ma possiamo contare su una forte squadra di progettisti e sulla collaborazione della Regione. A fine mandato, nel 2021, quello che abbiamo promesso verrà tutto realizzato. La differenza è tra chi ha promesso cose irrealizzabili e chi invece ha presentato un programma che viene passo dopo passo realizzato”.
L’eccessivo peso della burocrazia può essere un intoppo per la messa in opera dei vostri progetti?
“Lo è sicuramente. Basti pensare che i tempi di realizzazione di un’opera tra il privato e il pubblico sono sideralmente lontani. Il sistema burocratico, per esempio il codice dei contratti, è un cappio al collo. Soffochiamo di burocrazia e rallentamenti. Ciò significa tenere fermi i soldi per gli investimenti. Se per ipotesi il Comune ricevesse ulteriori contributi non saprebbe come utilizzarli entro fine mandato proprio perché la macchina progettuale e pianificatoria è schiacciata dalla burocrazia. A ciò si aggiungono i fondi europei, anch’essi iperburocratizzati. Certo un Comune produce anch’esso burocrazia, ma soprattutto la subisce. E’ assolutamente necessario uno snellimento”.
In queste settimane si sta discutendo moltissimo sul Decreto Sicurezza. Qual è la sua posizione?
“E’ quello che avevamo chiesto da tempo. E’ inutile girarci intorno e fare finto umanitarismo. Certo, la questione è delicatissima. Ma è giusto che coloro che non hanno diritto a percepire la protezione, e quindi a beneficiare della spesa pubblica, siano ospitati non in alberghi o appartamenti ma in centri per rimpatri, in modo che non si crei disparità tra gli italiani che arrancano e chi viene qui senza averne diritto”.
Riforma degli Enti Locali. Cosa chiederete alla Regione?
“Sono perfettamente allineato alla proposta di Fedriga. Sono stato presidente della Provincia e sono convinto che la creazione di un ente di area vasta simile alla Provincia, elettivo e non composto solo da sindaci, con competenze ben definite, anche di pianificazione, sia la strada giusta”.
Dall’edizione cartacea de IL PAîS gente della nostra terra gennaio 2019