Grande Guerra: Gorizia laboratorio di pace in Europa dei popoli
La Regione considera importante la cerimonia che si svolge oggi a Gorizia e si augura che possa, in prospettiva, porre le basi per ritornare a quei valori che hanno contraddistinto la nascita dell’Europa: un’Europa dei popoli, che compia le scelte nei loro interessi, più vicina alle imprese e ai lavoratori piuttosto che alla grande finanza. È quanto il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia ha voluto sottolineare nell’incontro avvenuto in municipio a Gorizia in cui il sindaco ha accolto gli esponenti di Italia, Austria, Slovenia e Ungheria, ospiti della cerimonia conclusiva del progetto “Gorizia 18/18 da teatro di guerra a laboratorio di pace”, realizzato dal Comune di Gorizia e cofinanziato dalla Regione a chiusura delle iniziative per il Centenario della Grande Guerra. Prima di proseguire nel salone della Prefettura, il governatore del Fvg, il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, il sottosegretario del ministero della Difesa ungherese Lajos Erdelyi, il membro del Consiglio federale austriaco Gerhard Leitner, il console generale di Slovenia a Trieste Vojko Volk hanno firmato il libro d’onore. Poi, accolti dal prefetto Massimo Marchesiello, i rappresentanti dei quattro Paesi, oggi europei ma le cui popolazioni durante la Prima Guerra mondiale hanno combattuto e sofferto su diversi fronti del tragico conflitto, hanno raggiunto il palazzo in piazza Vittoria dove ha preso avvio la cerimonia con l’esecuzione degli inni da parte del coro dell’Accademia lirica Santa Croce e la sfilata delle bandiere portate dagli studenti del corso di Scienze internazionali. Sono stati gli universitari a presentare ufficialmente la “Carta di Gorizia” con cui, nella ricorrenza del centenario del trattato di Versailles e riconoscendo il ruolo di quella “pace sbagliata”, Gorizia con l’elaborazione del documento da parte dei giovani ha affermato il suo valore di laboratorio di pace e solidarietà tra popoli europei. Nel suo discorso ufficiale il governatore del Friuli Venezia Giulia ha sottolineato l’importanza di rinnovare una volontà, quella dei popoli rappresentati dalle loro massime cariche istituzionali, di superare le conflittualità del passato e di guardare a orizzonti comuni di dialogo, prosperità e sviluppo. Una sfida che il governatore ha inquadrato come prettamente culturale. Il conflitto e i drammi del Novecento – è stato osservato da parte della Regione – hanno portato all’abbattimento delle frontiere e alla maturazione di una nuova idea di Europa di cui la manifestazione di oggi è viva testimonianza e, nel quadro della rinascita, l’Isontino ne è uno dei simboli.