Misticanze linguistiche,ne parliamo con Gaston Dorren
linguista olandese e autore di bestseller internazionali, ospite di un incontro promosso dall’ARLeF in occasione di vicino/lontano
I suoi libri più noti sono Lingo (2015), dedicato a 60 lingue europee, e Babel (2018) che esplora le 20 lingue più diffuse nel mondo. Il primo è tradotto in 8 lingue, il secondo in 12; le edizioni italiane usciranno a breve con Garzanti. Gaston Dorren, che di lingue ne conosce quindici, è uno scrittore specializzato che parla con semplicità di storia, configurazione sintattica ed elementi in comune tra lingue anche apparentemente lontane tra loro.
È proprio questa capacità di spiegare con naturalezza e in modo a volte irriverente concetti complessi che lo hanno reso celebre tra i non-linguisti.
Abbiamo chiacchierato con lui in occasione dell’incontro “Misticanze Linguistiche. Contaminazioni, eredità e prestiti fra le lingue”, organizzato dall’ARLeF, Agenzia Regionale per la Lingua Friulana, all’interno del nutrito programma del festival Vicino/Lontano, tenutosi recentemente a Udine. All’incontro erano pure presenti il linguista friulano Giorgio Cadorini e Fabiana Fusco, ordinaria di Linguistica all’Università di Udine e direttrice vicaria del Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell’ateneo.
«Le lingue dell’Europa occidentale, italiano compreso, sono state tradizionalmente a stretto contatto – ci spiega Dorren -. Il francese, l’italiano, il tedesco, l’olandese, l’inglese e alcune delle lingue a esse vicine sono assai diverse ma, in realtà, hanno molto in comune: non solo numerose parole ed espressioni, ma anche grammatica e suoni. Questo non è dovuto al fatto che appartengono tutte alla famiglia indoeuropea. La ragione principale è la lunghissima tradizione del bilinguismo e del multilinguismo tra la gente comune. Le contaminazioni linguistiche sono semplicemente qualcosa che accade. Prendiamo in prestito parole da quando l’uomo ha iniziato a parlare.
La maggior parte delle volte non ne siamo consapevoli. Inutile dire che ritengo che i vantaggi del multilinguismo sono molteplici e che è importante che i bambini siano educati in friulano».
Lo sforzo delle istituzioni europee per garantire un plurilinguismo di base è notevole. Come crede venga percepito questo sforzo dai cittadini europei? E qual è, a suo avviso, il Paese in Europa che tutela in misura maggiore le lingue minoritarie e quale il più deficitario?
Penso che molti cittadini europei che parlano correntemente inglese o francese, e in particolar modo i parlanti nativi di queste due lingue, vedano tale politica come uno spreco di denaro. Al contrario, chi parla buona parte delle altre lingue, specie in Paesi dove inglese e francese non sono poi così diffusi, ne sarà soddisfatto. Inutile dire che ritengo che il multilinguismo dell’Ue sia una magnifica idea. Quanto ai singoli Paesi, a partire dagli ultimi anni ‘70 la Spagna si è rivelata il più lodevole difensore dei diritti linguistici minoritari – dopo decenni di condotta duramente repressiva -. Tra i Paesi con un bilancio molto negativo in tal senso, invece, vi sono Grecia e Francia.
I vantaggi riconosciuti del bilinguismo sono molteplici. A suo modo di vedere, quale tra essi è il più importante per lo sviluppo dell’individuo e di una società inclusiva?
Affrontiamo la questione dalla prospettiva opposta: cosa significa non parlare una seconda lingua? Se io parlassi solo neerlandese, vedrei i Paesi Bassi e il mondo intero attraverso le lenti del ‘neerlandofono nativo’. I miei contatti diretti con persone aventi abitudini, gusti ed esperienze diverse sarebbero sporadici. Tutte le mie informazioni sul mondo esterno sarebbero filtrate dagli altri parlanti neerlandese. Inoltre, con ogni probabilità, proverei fastidio nel sentire i migranti parlare un neerlandese approssimativo, perché penserei che non si stanno impegnando al massimo!
Apprendere e parlare altre lingue oltre alla propria ci rende più difficile avere e mantenere una visione della vita all’insegna di auto-compiacimento, ristrettezza mentale e intolleranza.
Da qui il pensiero che oggi, all’Europa, farebbe bene praticare un po’ di apprendimento linguistico in più.
IL PAîS Gente della nostra terra – Maggio 2019 – Edizione cartacea