Risparmiatori traditi, a tu per tu con l’avvocato udinese Barbara Puschiasis, presidente di Consumatori Attivi
Il rimborso finalmente si avvicina?
Dopo quattro anni fatti di scontri tenaci, di proteste e di incontri con il Governo, per i risparmiatori traditi – circa 16000 friulani finiti sul lastrico a causa del crack delle banche popolari venete – si intravede finalmente una luce in fondo al tunnel: il tanto atteso decreto attuativo sui rimborsi è diventato ora realtà. Ad annunciarlo a sorpresa, tra lo stupore anche delle associazioni di tutela, è stato direttamente il sottosegretario del Mef Alessio Villarosa seguito a ruota dal Ministro Di Maio.
Per fare un punto sulla situazione abbiamo contattato la presidente di Consumatori Attivi, l’avvocato udinese Barbara Puschiasis, da sempre paladina dei tanti corregionali e non solo coinvolti in questa spinosa vicenda.
Quali saranno ora i termini del rimborso?
“I risparmiatori con patrimonio mobiliare inferiore a 100000 € o con reddito complessivo inferiore a 35000 € nell’anno 2018, accederanno al rimborso automatico. Gli altri dovranno passare per la Commissione. Coloro che sono stati vittime di false informazioni, del mancato rispetto degli obblighi informativi, dell’erogazione di credito per l’acquisto dei titoli, dell’errata profilatura del cliente, dell’alterazione del profilo del cliente oppure del disinvestimento di titoli di altri emittenti per comprare i titoli delle banche in liquidazione possono accedere al rimborso. Oltre ai risparmiatori potranno accedere anche i successori mortis causa e gli aventi causa (coniuge, convivente e parenti entro il 2 grado) che hanno acquisito le azioni dopo la messa in liquidazione delle banche. L’indennizzo non potrà essere superiore a 100000 € per risparmiatore. Verrà riconosciuto il 30% del valore di acquisto delle azioni. I primi rimborsi si vedranno auspicabilmente ad inizio 2020”.
Il decreto ha tagliato fuori anche gli speculatori, esclusione per la quale vi siete battuti a lungo?
“Assolutamente sì, anche se restano comunque inclusi nel rimborso coloro che hanno acquistato le azioni e le obbligazioni tra la data delle assemblee dell’aprile 2015 e la messa in liquidazione delle due banche. Si trattava di un periodo nel quale già era palese che le banche si stavano avviando verso un futuro difficile che avrebbe anche potuto portare al loro default. Fortunatamente questo decreto ha inibito la possibilità di accedere al fondo a chi ha acquisito le azioni dopo la messa in liquidazione delle due banche, quando esse valevano 0. Sarebbe stato veramente un controsenso! Diversamente da quanto previsto prima anche l’affrancamento e gli oneri fiscali pagati nel tempo dai vecchi azionisti saranno oggetto di indennizzo sempre nella misura del 30%. Quello che ancora non ci accontenta è la percentuale dell’indennizzo ed il tetto: il 30% è ancora troppo poco così come il limite dei 100000 €. Insistiamo anche affinché vengano riconosciuti ai vecchi azionisti gli interessi e la rivalutazione monetaria. Il 30% del prezzo di acquisto pagato nel 1996 è nulla rispetto al valore che veniva valorizzata nell’estratto conto deposito titoli al 2014 e sul quale il risparmiatore faceva affidamento. Si tratta di un principio giuridico ma anche di equità: la maggior parte di queste persone oggi per altro sono anziani che necessitano anche di far fronte a spese di assistenza a volte importanti e che non hanno altre fonti di reddito per compensare queste perdite. In caso contrario…tutto ricadrà sul welfare, con una società sempre più bisognosa di aiuto”.
Qualcuno alla fine pagherà per questo disastro?
“Per il momento i vertici delle banche venete sono stati sanzionati da parte delle Consob, di Banca d’Italia. Per quanto riguarda il procedimento penale Banca Popolare di Vicenza, ciò che a noi più interessa poiché confidiamo che la giustizia possa assicurare la giusta pena ai responsabili, sono i capi di imputazione che riguardano i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. Il 17 di maggio ci sarà la prima udienza nella quale verranno sentiti i primi testimoni. Vediamo Zonin come imputato assieme ad altri componenti del consiglio di amministrazione che hanno avuto un ruolo di primo piano nelle scelte strategiche della banca e nel compimento queste operazioni scorrette. Diversi sono i componenti del cda che invece non sono stati coinvolti perché la magistratura ritiene che abbiano avuto dei ruoli marginali all’interno e quindi non potevano incidere direttamente sulle strategie dell’istituto. Il tribunale che si trova a decidere ha ammesso tutte le parti civile che si sono costituite per l’aggiotaggio(a parte coloro che hanno sottoscritto nel 2017 la transazione con gli istituti veneti) mentre per il treato di falso in prospetto solo coloro che hanno aderito agli aumenti di capitale del 2013 e 2014. Rassicurazioni sono arrivate dall’organo giudicante in merito ai tempi per arrivare alla fine del primo grado: entro il 2020 dovrebbe arrivare l’attesa sentenza. Poi speriamo che tutto non cada in prescrizione… Per quanto riguarda invece Veneto Banca il processo non è ancora iniziato; siamo ancora in fase di indagini preliminari. Speriamo che si faccia presto perché il rischio prescrizione è dietro l’angolo e veder chiudersi un processo di questa importanza per tale motivo sarebbe il paradosso. E’ stata accertata per tutte e due le banche l’insolvenza e quindi in futuro si affiancherà anche il filone dei reati fallimentari. Siamo in attesa anche di capire gli sviluppi di tutti i procedimenti penali che sono stati avviati dai singoli risparmiatori, imprenditori e privati, che hanno denunciato la truffa e l’estorsione per operazioni baciate o comunque forzate fatte concludere. Di questi nulla al momento si sa… Per quanto riguarda invece le liquidazioni sono state presentate le istanze di ammissione ma ad oggi non è stato presentato il progetto di stato passivo e la situazione è ancora in un limbo. Le banche venete sono state coinvolte in un’operazione di cessione di alcuni contratti alla Società di Gestione Accentrata e ad Intesa. Le vecchie banche, che oggi non hanno più la licenza bancaria, sono in liquidazione. Le cessioni dei loro asset sono avvenute in maniera frettolosa, assieme a delle posizioni che dovevano restare all’interno della liquidazione, come ad esempio le famose operazioni baciate, cioè l’acquisto azioni con soldi derivanti da un finanziamento concesso ad hoc. Su queste posizioni stiamo facendo un grandissimo lavoro, stiamo andando avanti con le cause civili per far dichiarare la nullità dell’operazione. Banca Intesa e la SGA stanno ponendo in essere attività di verifica di tutte queste posizioni al fine di eventualmente retrocedere quelle che non dovevano essere cedute. Si tratta, anche per dimensioni, di un’operazione davvero complessa e che richiede molto tempo ma i primi risultati li stiamo avendo!”
E’ possibile che un disastro del genere si possa ripetere in futuro?
“Spero che il caso delle Banche venete sia irripetibile. Politiche che si sono protratte in modo sbagliato per anni, con un legislatore sonnolento, hanno portato a casi irrecuperabili di questo genere. Credo che il sistema però abbia imparato la lezione e che abbia compreso che è necessario prevenire il ripetersi di tracolli di questo tipo che vanno a mettere in ginocchio migliaia di risparmiatori oltre che l’economia di interi territori. Resta ad oggi il grave problema che ricade ancora una volta sui piccoli risparmiatori del valore delle azioni delle banche popolari, valore che sta crollando a vista d’occhio, al quale si aggiunge anche l’impossibilità di vendere i titoli. Si sta cercando di mettere un tampone e di approfondire se ci sono state delle responsabilità nella vendita. E’ chiaro che le banche fanno profitto e non beneficienza, ma c’è un limite e questo limite è dato dalla correttezza, dalla buona fede e dalla trasparenza: insomma dalla responsabilità sociale. Ci stiamo muovendo anche in questi casi e presentando i ricorsi all’arbitro delle controversie finanziarie. Il consiglio è quello di approfondire caso per caso, come stiamo facendo anche al nostro sportello, se c’è stata una condotta contraria alle norme di settore. Per chi ha queste situazioni particolari il nostro consiglio è quello di presentare ricorso all’arbitro della Consob che evita in prima battuta i costi e i tempi della giustizia ordinaria”.
Al giorno d’oggi ci sono strumenti sicuri e non a rischio?
“Quando si investe non c’è mai nulla di sicuro. Quando si investe bisogna essere consapevoli che un rischio c’è sempre. Bisogna quindi informarsi, studiare cercando così di fare la scelta giusta. La documentazione bancaria continua ad essere difficile se non impossibile per i più da comprendere, tante volte infatti abbiamo difficoltà a capire cosa stiamo sottoscrivendo o comunque ci arrendiamo alla lettura quando vediamo una miriade di fogli scritti in piccolo e ci affidiamo alle sole parole del consulente. Una delle nostre proposte era quella di adottare dei moduli colorati con i colori del semaforo, verde per strumenti finanziari più cauti, rosso per quelli che possono avere un più alto rischio di perdite. Dobbiamo partire dalle cose semplici, l’eccesso di informazioni che ci vengono date con i contratti attuali va ad abbassare le tutele dei clienti perché tra le righe c’è sempre scritto qualcosa che aiuta il soggetto più forte, e quindi la banca, a spogliarsi da responsabilità. Per questo motivo il legislatore deve semplificare il più possibile la materia. L’unico modo per essere sicuri di non perdere i risparmi è quello di depositarli in un conto corrente o in un libretto: fino a 100000 euro il deposito è garantito dal Fondo interbancario. Tutto il resto sottende sempre un rischio che dobbiamo conoscere e dobbiamo assumerlo, se vogliamo, con consapevolezza”.
Un momento della protesta a Roma
IL PAîS gente della nostra terra – Maggio 2019 – edizione cartacea