Moria delle api: la proposta di Legambiente FVG e WWF
Le associazioni ambientaliste LEGAMBIENTE e WWF ritengono necessario intervenire nel dibattito in merito al tema “moria delle api”, con queste brevi note.
Prologo: il contesto globale e la biodiversità
Secondo Johan Rockström, co-direttore del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK) e uno degli scienziati che ha definito i cosiddetti 9 confini planetari (limiti ecologici) che non dovremmo oltrepassare, «per evitare il disastro climatico, l’eliminazione dei combustibili fossili è la parte facile», il test definitivo per l’umanità sarà la salvaguardia delle risorse biologiche nell’acqua, nel suolo e la biodiversità;
“Il tasso di estinzione delle specie sta accelerando” “a un ritmo senza precedenti nella storia umana”, causando ora gravi effetti sulle popolazioni in tutto il mondo”. Un nuovo e più grave allarme lancia oggi la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e sui servizi degli ecosistemi (IPBES), che ha approvato nella sua 7ª sessione plenaria a Parigi il “Global assessment Report” (29 aprile-4 maggio 2019);
Il declino degli insetti pronubi e delle api in particolare, è la punta dell’iceberg di una drammatica ed inaccettabile perdita di biodiversità che ha tra le sue cause principali, l’impatto del modello di produzione agro/industriale.
2 L’inchiesta friulana sulla moria delle api (per non nascondere la testa sotto la sabbia) evidenzia, la necessità di cambio di passo nelle modalità di produzione agricola, che nel tempo ha privilegiato la diffusione dei pesticidi, in luogo di tecniche agricole alternative ed integrate, miranti a ridurre l’impatto sulle acque, aria, suolo e biodiversità. Come accelerare la transizione è un quesito dirimente per le istituzioni pubbliche, le associazioni degli agricoltori, gli imprenditori agricoli e i portatori di interesse? Molti cittadini hanno già scelto. Come peraltro hanno già fatto i cittadini e le istituzioni della Baviera;
Gli agricoltori sono l’ultimo anello della catena che, a monte, conserva importanti e imponenti interessi economici, favorevoli al business e non certo a una agricoltura con basso utilizzo di sostanze chimiche;
La soluzione processuale (messa alla prova con misure formative) che è stata prospettata da uno degli indagati e rispetto alla quale la Procura della Repubblica di Udine si è espressa favorevolmente, è coerente con l’auspicabile approccio che dovrebbe caratterizzare un’agricoltura innovativa: approfondita conoscenza degli agrofarmaci che vengono utilizzati, sicurezza nel lavoro agricolo, attenzione alla salute dei consumatori, ricerca di produzioni compatibili con gli altri usi del territorio e l’imprescindibile protezione dell’ecosistema;
Si rimane stupiti della contrarietà delle associazioni, degli indagati e di chi li difende, nonchè di eminenti persone della politica, che dipingono gli “esiti formativi” del procedimento penale come percorsi di rieducazione obbligatoria;
Riteniamo che la messa alla prova possa diventare, invece, sul piano extragiudiziale, una sorta di “messa alla prova collettiva” che coinvolga la Regione nell’adozione di politiche agricole, l’ERSA di predisposizione di linee guida, di formazione e supporto agli agricoltori, le associazioni degli agricoltori e le associazioni ambientaliste in un dialogo costruttivo su questo tema.
Allargando lo sguardo si auspicano inoltre obiettivi ambiziosi e strumenti adeguati nel Piano d’Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e nella nuova PAC
3 La proposta delle associazioni
WWF e Legambiente ritengono che la richiesta di messa alla prova, per la natura di questo istituto, che:
non costituisce in alcun modo assunzione di responsabilità da parte degli indagati in ordine ai fatti che vengono loro contestati, oltre a consentire agli stessi di estinguere il procedimento penale a loro carico (e costi connessi),
non pregiudica futuri contributi della PAC
ben si attaglia a un’impostazione dell’azione giudiziaria, non meramente repressiva ma piuttosto volta alla prevenzione e al rimedio rispetto a vasti fenomeni di illeceità quale è quello rilevato dalle indagini della Procura friulana; Legambiente e il WWF, credendo nell’efficacia di questa forma di giustizia riconciliatoria e riparatoria, come soluzione alternativa al tradizionale iter giudiziario, sollecitano le associazioni di categoria e gli indagati a rivedere le loro posizioni; diversamente WWF e Legambiente si assumeranno nella loro veste di portatrici dell’interesse collettivo alla tutela dell’ambiente, l’onere di assistere tramite un gruppo di avvocati, tutti coloro che intendano iniziare questo percorso di messa alla prova sino al raggiungimento dell’estinzione del reato, laddove non si palesino evidenti ragioni di soluzioni più favorevoli al singolo assistito. Questo patrocinio sarà totalmente gratuito essendosi le predette associazioni assunto l’onere del compenso dei predetti difensori che agiranno in assoluta autonomia di giudizio.
In mancanza dell’auspicato ripensamento nelle prossime settimane verranno diffuse, tramite i siti delle associazioni, le modalità di accesso a questo patrocinio.