Meno antibiotici, più salute. Il patto che unisce i sanitari del Fvg
Imparare ad usare meglio e a prescrivere correttamente gli antibiotici. Questo il patto rinnovato fra medici e farmacisti in occasione del convegno organizzato dall’Ordine dei Medici di Udine sul buon uso degli antibiotici nell’era della resistenze. “Troppe volte diciamo sì alla richiesta del cittadino di ottenere l’antibiotico, troppe volte viene somministrato quando non serve”, questo l’affondo del Direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Azienda sanitaria integrata di Udine, Matteo Bassetti che, fra l’altro, ha tuonato contro dosaggi sbagliati, durata errata, farmaci anacronisticamente prescritti. In una sala che l’esperto Bassetti avrebbe immaginato più affollata (“a vedere questa sala si capisce perché siamo i peggiori in Europa per il cattivo ed inappropriato uso degli antibiotici”), il Presidente dell’Ordine dei Medici, Maurizio Rocco, ha auspicato un’alleanza forte fra le categorie coinvolte, il Presidente della Commissione degli Odontoiatri, Giovanni Braga, ha evidenziato l’urgenza di una rete fra i professionisti, mentre il presidente dell’Ordine dei farmacisti, Gabriele Beltrame, ha formulato l’appello ad un lavoro di squadra nell’interesse del paziente. Dal canto suo Silvio Brusaferro, commissario dell’Istituto superiore di sanità, ha rilevato come l’età mediana di chi contrae il morbillo si attesti sui trent’anni e le categorie più colpite sono soprattutto insegnanti e sanitari, inoltre Brusferro ha richiamato l’ultima direttiva Ue sull’uso prudente degli antibiotici approvata da tutti i ministri della salute.
L’allarme è oggettivo: si morirà di più per infezioni che non potranno essere curate a causa dei germi-resistenti piuttosto che di cancro. I numeri parlano chiaro: tra il 2015 e il 2050 oltre 2,3 milioni di individui potrebbero morire in Europa, Nord-America e Australia a causa delle infezioni resistenti. L’Italia risulta in cima alla lista con un tasso di mortalità annuo di 20,1 per 100 mila abitanti, pari a 12 mila decessi.
Il Direttore Bassetti ha evidenziato come dagli anni ’80 le malattie infettive avevano iniziato a non rappresentare più una priorità secondo l’OMS (Organizzazione mondiale sanità), poi nel 2014 e nel 2018 gli allarmi erano concentrati sul rischio di essere privi di mezzi per contrastare le infezioni.
“La cura miracolosa dell’antibiotico è stata scambiata con l’aspirina e l’antipiretico. Febbre uguale antibiotico. Ed è sbagliato, come pure è sbagliato somministrare antibiotici per tutte le infezioni delle alte vie respiratorie (tracheiti, faringiti, laringiti, bronchiti croniche) e per tutte le infezioni virali come influenza, raffreddore… (l’antibiotico si dà per infezioni batteriche)”. L’ecosistema degli antibiotici è molto ampio, quindi “i danni non sono causati solo dai medici, ma anche dalla veterinaria, dalla zootecnica e dall’agricoltura. In campo veterinario si utilizza il doppio degli antibiotici che vengono impiegati in medicina umana”, ha proseguito Bassetti. E’ evidente che la catena alimentare è colonizzata da antibiotici: i cittadini, mangiando carne, formaggi, pesce, bevendo latte e derivati, si fanno terapie antibiotiche senza esserne consapevoli, non a caso le indicazioni internazionali puntano alla diminuzione del consumo di proteine animali. Nel mondo muoiono 700 mila persone per germi resistenti, nel 2050 moriranno 10 milioni. Meno antibiotici si usano, meno resistenze ci sono. “Bisognerebbe prelevare i campioni per esami colturali prima di iniziare la terapia antibiotica, consultare l’esperto di terapia antibiotica e razionalizzare la terapia antibiotica in base all’esito dell’esame colturale”, ha sottolineato, invitando i medici ad evitare di dare l’antibiotico per via intramuscolare.
Durante il convegno si sono richiamate le linee guida internazionali e il Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza; relativamente all’epidemiologia delle resistenze, Assunta Sartor, direttore del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Udine, ha evidenziato come in FVG, sia sul territorio sia negli ospedali, dal 2016 ad oggi si registra una crescita della resistenza.
Sul ruolo dell’Università ha parlato il Direttore SOC Malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Trieste: “Anche l’Università ha le sue colpe in quanto ha investito poco in queso ambito: l’antibioticoterapia viene trattata in maniera marginale. Le Università di Udine e di Trieste stanno investendo ma non da tanti anni, basti pensare che a Trieste non c’era un docente infettivologo fino a 10 anni fa”.
Un altro campo in cui razionalizzare l’impiego degli antibiotici è quello delle infezioni delle vie urinarie e dell’odontoiatria.