A 29 anni è arrivato il diabete… cosa è cambiato?
Mi chiamo Simone, ho 33 anni e da 4 ho il diabete.
Nel 2014, giocando a calcio, mi ruppi il legamento crociato del ginocchio; quindi l’intervento e la riabilitazione. Ma mentre ero a casa, convalescente, notai di avere una sete implacabile che mi costringeva a svegliarmi anche di notte per bere, accompagnata da un senso di spossatezza insolito.
Non capendo il motivo di tutto ciò decisi di rivolgermi al mio medico di base. La sua prima intuizione fu quella di misurarmi la glicemia che rivelatasi 4 volte il normale ci fece capire che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Da lì mi recai in pronto soccorso, per poi, dal giorno successivo, iniziare tutto l’iter di visite che si fanno all’insorgere del diabete. Inizialmente lo spavento fu grande: la paura di non saper cosa mangiare, calcolare i carboidrati, il dover capire quanta insulina fare, quando farla, i valori da mantenere… insomma, tutte quelle paure di quando si affronta qualcosa che non si conosce.
Pian piano, ho preso confidenza con questo nuovo compagno di vita, ho accettato che non sarebbe stato tutto più come prima. C’è voluto del tempo, ho dovuto sbatterci anche la testa, ho sentito molti pareri, ho cercato di informarmi il più possibile su come gestire la malattia. Non è stato facile, non lo è alle volte tutt’ora.
E’ stato un cambiamento su molti fronti, alimentare ma anche sociale, ma non necessariamente in peggio; oggi sono molto più consapevole degli effetti che ha a livello glicemico, ma non solo, ciò che mangio. La curiosità ed il voler mantenere comunque un benessere fisico a livello sportivo mi ha fatto accrescere la cultura nel campo della nutrizione portandomi a pormi nuovi obbiettivi e ad oggi sono molto contento del mio percorso. E’ stata una sfida personale all’interno della sfida lanciata dal diabete.
A livello sociale è stato un po’ complicato inizialmente far capire alla gente cosa mi stava succedendo. Le persone mi facevano e mi fanno ancora un sacco di domande, spesso per poca conoscenza della malattia. All’inizio anche le mie risposte non erano sempre esaustive, ma con l’andare del tempo e la maggior confidenza col diabete le risposte sono sempre state più chiare. In fin dei conti, col diabete, è importante limitare gli eccessi quotidiani a tavola ma nulla ci è precluso, nemmeno il pezzo di torta quando ne abbiamo voglia, basta che non diventi un vizio.
La fortuna di essere sempre stato uno sportivo è stata poi un’arma essenziale. Ho continuato a giocare a calcio, non con pochi pensieri alle glicemie: le glicemie tendono ad abbassarsi con gli sport aerobici, e va fatta attenzione a non andare in ipoglicemia. Al contrario, gli sport come la pesistica, anaerobici e adrenalinici, alzano le glicemie: e allora perché farlo? La risposta è semplice. Perché l’aumentare dei valori è momentaneo ma è il beneficio nel lungo periodo quello che conta. Lo sport è un farmaco gratuito.
Negli ultimi due anni, dedicando sempre meno tempo al calcio, è cresciuta la passione per la corsa. L’obbiettivo era quello di provare a fare una mezza maratona. Ma come potevo gestire le glicemie sulle lunghe distanze? Finché correvo 7-8 km, il problema era minimo. Mangiavo qualcosa prima di partire e confidavo nell’effetto corsa perché la glicemia non si alzasse troppo. Volevo andare oltre eppure non sapevo come fare.
La svolta è arrivata all’edizione 2018 di Telethon con l’incontro dello Sweet Team, associazione regionale che promuove lo sport nelle persone con diabete. Mi sono trovato subito a mio agio in mezzo a persone che senza chiedermi nulla in cambio mi proponevano di unirmi a loro per fare movimento insieme, senza la pretesa di risultati. Non mi sono potuto tirare indietro vedendo la passione che questa gente ci mette per portare avanti l’idea del movimento come parte della cura e allo stesso tempo momento di condivisione e divertimento.
Gente con molta più “esperienza diabetica” di me, assieme a medici preparati, mi hanno saputo dare da subito un sacco di consigli ed assieme all’aiuto della tecnologia che ci dispensa di sensori per il monitoraggio continuo della glicemia, le scorte di zucchero e gel energetici che porto sempre con me per prevenire abbassamenti glicemici improvvisi, è stato facile allungare le distanze da percorrere.
Assieme ad altri membri dello Sweet Team, il 7 aprile 2019 sono andato a Roma per correre la mia prima mezza maratona. E’ stato faticoso ma eccezionale. Solo dopo una bella doccia, mentre ero a tavola a mangiare per recuperare le energie, mi son reso conto di ciò che avevo conquistato. Un successo personale da condividere con compagni di avventura fantastici, con i quali ci troviamo sempre d’accordo che raggiungere certi risultati col diabete vale doppio ma che in fondo, la nostra passione e la nostra vita non devono essere comandate da questa malattia. Come ci piace ripetere “non siamo quelli che vincono sempre ma siamo quelli che non mollano mai”.
Sweet Team Aniad FVG
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da IL PAîS gente della nostra terra Agosto 2019 edizione cartacea