Neolaureati in Pronto Soccorso e ospedali? L’ Ordine dei Medici contrario “le decisioni dei medici si basano anche sull’esperienza”
Il no dell’Ordine dei Medici di Udine all’ipotesi di impiegare, anche in FVG, neolaureati privi di specializzazione, sia nei Pronto Soccorso che sia reparti di degenza, per sanare le carenze di specialisti nazionale e regionale, è categorico.
“Siamo abituati a ragionare in maniera diversa”, premette il Presidente dell’Ordine, Maurizio Rocco: “Il fatto stesso che qualcuno ipotizzi scenari simili è sintomo di un sistema che non funziona più, la politica dovrebbe ricercare, assieme alle categorie e alle rappresentanze sindacali, le cause del malfunzionamento”. Chi vuole i neolaureati in corsia e nei PS, non vuole affrontare i veri problemi di tale criticità. Criticità che ha radici, antiche, nella strutturazione e NELLA programmazione delle borse di studio delle scuole di specialità in medicina.
“Non solo non è giusto, ma è anche pericoloso per la salute dei cittadini e per gli stessi colleghi , mandare allo sbaraglio neolaureati sprovvisti di adeguata formazione teorica, pratica e specialistica che costituisce il bagaglio minimo per poter operare proficuamente in reparti delicati come i reparti di medicina interna, di geriatria come pure nei reparti di medicina d’urgenza e nei PS. Reparti dove non basta una minima esperienza di affiancamento associata a brevi corsi di formazione per poter garantire criteri minimi che qualifichino il personale che lavora per la salute dei cittadini”, aggiunge il Presidente Rocco. Insomma, “se la politica regionale vuole copiare da Zaia, faccia pure, ma badi bene: non è questa la strada che porta alla buona sanità, anzi, in questo modo si producono errori medici, visto che affidiamo la salute nelle mani di neolaureati che, seppur bravi e ben preparati anche con tutta la buona volontà, non hanno ancora maturato quel minimo di anni di esperienza e di competenze specialistiche che li possa mettere nelle condizioni di esercitare in modo efficiente e sicuro la professione in reparti ad alta complessità gestionale.
Quello che bisognerebbe fare, e anche velocemente, ma in ogni caso ci vogliono anni, ribadisce il Presidente Rocco che già era intervenuto su scenari simili, è una programmazione seria, con piani specifici sulle esigenze effettive del personale medico, oltre ad una profonda ristrutturazione dell’offerta universitaria e con una rimodulazione razionale della durata delle scuole di specialità”. Rimodulazione che libererebbe risorse spendibili nella creazione di ulteriori borse di specialità e ridurrebbe il rischio di sfruttamento degli specializzandi. “Non possiamo continuare ad andare avanti con carenze ormai croniche. Noi non possiamo accettarlo”.
La materia non è di competenza regionale ma nazionale e ben si possono comprendere le difficoltà nelle quali si trovano gli Assessori regionali a dover fronteggiare una simile criticità, ma purtroppo il sistema sanità è un sistema complesso non predisposto per soluzioni semplici.