ELIO CIOL & i suoi ‘90’anni, a Casarsa della Delizia l’erede della fotografia italiana
ELIO CIOL & i suoi ‘90’anni, l’erede della fotografia italiana
Parafrasando… qui in Friuli si è sempre e troppo maledettamente modesti nel considerare i nativi friulani –ed io mi escludo perché sono Veneto- come punte di diamante nel consesso mondiale. Non è bastata la Tina Modotti che ha fatto alzare la testa negli ultimi 20’anni circa, non è bastato il ‘Gruppo di Nuova Fotografia’, pubblicato negli anni ’50 e ’60 nei giornali americani, Time compreso e non sono bastati altri esempi per celebrare la grandezza di alcuni personaggi nei vari campi: si giunge sempre in ritardo e con la timidezza e la paura di sbagliare. A Casarsa della Delizia ne abbiamo uno di questi grandi, non c’è stato solo Pasolini (fatto scappare per la vergogna di essere omosessuale), oggi idolatrato in ogni dove del Friuli. A Casarsa c’è, ormai da tempo, decenni, Elio Ciol, un fotografo di famiglia che quest’anno ha celebrato le 90 primavere e che, per l’occasione, in Russia, cli hanno dedicato una grande mostra al museo MAMM su 7 piani, un palazzo della Fotografia e tutto il 6° piano è stato dedicato alle sue 161 opere esposte, si può dire dai primi vagiti della sua macchina fotografica ai grandi libri degli ultimi decenni. In Italia, sua patria, non si è ancora mirato a tanto: speriamo prima che ne compia 91, succeda. Io lo considero ancora un ragazzo, e gliel’ho detto i giorni scorsi, ha la vivacità di un 50’enne e la lucidità di un giovane; in luglio è volato a Mosca per fare onore alla sua grande mostra. E parimenti, io fotografo, lo considero uno dei 5 grandi viventi del panorama fotografico assieme a Salgado, McCurry, Holton e la Geddes. Premiato, come si vede in Wikipedia, negli ultimi 20’anni con i grandissimi nomi del campo: Premio Kraszna Krausz, Londra, 1992, per il fotolibro fotolibro Assisi, a pari merito con Sebastio Salgado, Paul Strand e Irving Penn. Premio Speciale Friuli Venezia Giulia Fotografia, Spilimbergo, 1995. Premio Kraszna Krausz Londra, 1996, per il fotolibro Venezia, a pari merito con Robert Doisneau, Eric Hartmann e Naomi Rosemblum. Premio World Press Photo of the Year, sezione Natura e Ambiente, terzo classificato, Amsterdam, 1997. Voglio anche ricordare qui, che Elio e la famiglia sono anche gli ‘Alinari’ del Friuli per il grande archivio di opere d’arte fotografate nel tempo e a disposizione dell’editoria e musei. Io credo che a scrivere di fotografi debba essere un fotografo, per capire e conoscere i sottili meccanismi mentali che vivono in questo ambiente ed è per questo che ho voluto onorare Elio, ed anche, conoscere di persona suo figlio Stefano, che prosegue l’attività di famiglia iniziata nel 1922 a Casarsa col padre e lo zio di Elio. E Stefano, diverso fotograficamente dal padre, è un buon fotografo, tanto che per celebrare questi 90’anni, la città slovena di Ptuj ha voluto onorarlo e presentarlo insieme alle opere del figlio. La Regione Friuli V.G. non ha voluto essere da meno e l’ha invitato ad esporre nel palazzo del Consiglio Regionale con un ‘Tributo a Elio Ciol. Tutto questo è certamente di rilievo e in regione, tutti dovrebbero conoscere Ciol ed altri grandi della fotografia del Friuli e le scuole sono lì, pronte e adatte a ricevere, ma mi pare che ciò ancora non si fa. Elio però, prima che sia troppo tardi, in accordo col Comune di Casarsa, sta lavorando ad una grande mostra, forse la più grande delle 173 che ha fatto, di cui 129 personali, per fare ciò che secondo lui manca all’appello: farsi conoscere da tutti in paese, anche a quello che non lo conoscono, far conoscere lui stesso e ciò che ha fatto in questo campo ai circa 8.400 suoi concittadini. Mi pare una cosa grandiosa, anche per far capire un po’ di più la fotografia, perché Elio ribadisce, sempre più scompare il mestiere del fotografo e nel prossimo futuro non ci sarà più, solo oggetti a cui si schiaccia un bottone! (Vanni De Conti)