Da Bill Evans a Seun Kuti, grandi nomi al Volo del jazz 2019
IL VOLO DEL JAZZ 2019 – CONCERTI
Anteprima
Venerdì 11 ottobre ore 21 – Sacile, Teatro Zancanaro
J.P. BIMENI & THE BLACK BELTS
Jean Patrick Bimeni: voce – Alejandro Larraga: tastiere – Rodrigo Ulises: batteria – Pablo Cano: basso – Fernando Vasco: chitarra – Rafael Díaz: sax – Ricardo Martínez losa: tromba
J.P. Bimeni discende da una famiglia reale del Burundi, uno dei Paesi più martoriati del continente africano, teatro per anni di una sanguinosa guerra civile. A 15 anni fugge, con la sua famiglia, dal suo Paese, dopo essere scampato a due attentati.Si rifugia nel Regno Unito e dopo qualche anno in Galles si stabilisce a Londra, dove abbraccia le infinite possibilità musicali che la città offre.Il suo album di debutto “Free Me” (inserito dalla BBC nella classifica dei sei migliori dischi del 2018) è deep soul all’ennesima potenza in cui risuona l’anima dell’Africa: le sue canzoni ci parlano di amore e drammi, speranza e paura, con la consapevolezza tipica delle vite messe innumerevoli volte alla prova.
Sabato 2 novembre ore 21 – Sacile, Teatro Zancanaro
BILL EVANS & The SPY KILLERS
Bill Evans: sax – Wolfgang Haffner: batteria – Claus Fischer: basso – Simon Oslender: B3, tastiere
Aveva solo 22 anni Bill Evans quando incontrò Miles Davis, registrando con lui sei album, tra cui “The Man with the Horn”, “Star People” e “Decoy”. Di lui Miles disse una volta: “è uno dei più grandi musicisti che abbia mai incontrato”.
Dopo Davis ha collaborato anche con John McLaughlin, Herbie Hancock, Dave Grusin, Randy Brecker e stelle del rock come Mick Jagger e Andy Summers, diventando uno dei grandi del genere fusion.
E ora per la prima volta in Italia il suo ultimo progetto “Spy Killers!”, con un gruppo da capogiro. Alla base del progetto, l’idea del sassofonista di circondarsi di musicisti con la stessa visione della musica. Un approccio “senza esclusione di colpi” nelle esibizioni dal vivo, in cui si mescolano pura energia e idee contemporanee. Il risultato? Una musica che trae nutrimento dalla fusione del jazz con sonorità e generi diversi. Il funk, certo, ma anche il soul, il R’n’B e il rock, sostenuti da un groove, da un ritmo, che ha fatto scuola
Sabato 9 novembre ore 21 – Sacile, Teatro Zancanaro
MOSES BOYD EXODUS (U.K.)
Moses Boyd: batteria – Artie Zaitz: chitarra – Ayodeji Ijishakin: sax – Renato Paris: tastiere
Il leader degli Exodus è il sud londinese Moses Boyd, un musicista che sta guidando la rinascita del jazz britannico con le sue sottili ma prodigiose capacità di suonare la batteria e il suo lavoro di produzione.
A soli 27 anni Boyd è già vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui il “Parlamentary Jazz Award” come miglior musicista jazz emergente del 2016. “Vedo il jazz come un modo di approcciare le cose in modo creativo”, dice il giovane batterista. Considerato uno dei talenti più promettenti della sua generazione, è una delle stelle nascenti nella dinamica scena jazzistica londinese. I suoi idoli sono batteristi come Philly Joe Jones, Roy Haynes, Ed Blackwell e Tony Allen.
Martedì 12 novembre ore 21 – Pordenone, Cinemazero
K.O.G. & ZONGO BRIGADE (Ghana)
Matthew Aplin: tastiere – Theo Goss: basso – Matias Reed: chitarra – Owen Burns: basso – Stuart Wilson: tromba – Harry Fowler: sax – Franz Vo: voce – K.O.G: voce / percussioni
Sotto la guida dell’energetico e talentuoso Kweku Sackey anche noto come KOG, Zongo Brigade è una formazione fenomenale composta da otto elementi che mischiano afrobeat, soul, funk, rock e reggae per creare un suono totalmente originale che lascia il pubblico esterrefatto.
Le più importanti riviste di settore, li acclamano come un progetto rivoluzionario che pone musica e tradizioni dell’Africa occidentale, sotto la lente di ingrandimento mossa dall’energia pura. La band ha portato il suo spettacolo sui palchi più importanti di Europa tra cui il Glastonbury, il Reading e il Leeds Festival.
Venerdì 15 novembre ore 20.45 – Sacile, Fazioli Concert Hall
ADAM BALDYCH & HELGE LIAN DUO
Adam Baldych: violino – Helge Lian: pianoforte
Adam Bałdych e Helge Lien sono musicisti che non smettono mai di trovare nuovi modi per realizzare la propria identità. Entrambi registrano per etichette prestigiose come l’ ACT Music o Ozella Music e si esibiscono in tutto il mondo. Non solo in duo ma anche in trio ed altri svariati contesti.
Adam Bałdych e Helge Lien non hanno paura di trarre ispirazione dalle proprie composizioni, filtrandole nuovamente attraverso la propria sensibilità e personalità. Il risultato è una miscela unica, coerente e ben congegnata. Insieme elevano il classico duo violino-pianoforte a un territorio inesplorato, pieno di possibilità. Il virtuosismo dei musicisti e la loro sensibilità consentono un dialogo artistico squisitamente interessante e improvvisazioni disinibite.
Venerdì 22 novembre ore 21 – Sacile, Palazzo Ragazzoni
EASTERN BORDER ENSEMBLE- Presentazione Cd
Piercarlo Favro: chitarra, Camilla Collet: batteria
Simone Lanzi:contrabbasso Kristina Ivanoić – voce
L’ Eastern Border Ensemblee è un quartetto di musicisti provenienti dal nord Italia e dalla Bosnia che, uniti della passione per la musica tradizionale balcanica e il jazz, convergono le due correnti musicali sullo stesso palco.
Il primo embrione di questo progetto è nato all’inizio del 2018 evolvendosi fino all’attuale formazione, Kristina Ivanović alla voce, Piercarlo Favro alla chitarra, Simone Lanzi al contrabbasso e Camilla Collet alla batteria, definitiva dal marzo del 2019. Il repertorio comprende brani tradizionali di tutta l’area balcanica, riarrangiati per un quartetto di improvvisatori: la musica afroamericana e improvvisata è infatti il minimo comune multiplo di questa sezione ritmica, mischiata alle emozioni della Sevdah bosniaca.
Durante la serata sarà distribuito il primo cd del gruppo.
Sabato 23 novembre ore 21 – Sacile, Teatro Zancanaro
Chris Potter: sax – James Francies: tastiere, pianoforte – Eric Harland: batteria
Sassofonista, certo, ma talentuoso anche con altri fiati come il flauto ed il clarinetto basso. Impeccabile stilista, capace di una veemenza incontenibile come di eleganti tecnicismi, Chris Potter, definito da Down Beat “uno degli artisti più studiati (e copiati) del pianeta”, ha percorso come pochi altri le strade attuali del post-bop, aprendole verso nuovi varchi espressivi. Per questo viene ascoltato con uguale ammirazione tanto dai cultori della tradizione (ai quali regala sempre qualche standard elegantemente rielaborato) quanto dagli amanti delle ricerche contemporanee.
In scaletta, anzitutto, il recentissimo disco “Circuits”, un lavoro i cui “circuiti” si muovono in bilico tra il gusto per la libertà improvvisativa e un’intensità ritmica che paga un forte tributo all’Africa. Melodie inconsuete si muovono su fraseggi pieni zeppi delle più disparate influenze, sostenute da un tappeto elettronico in cui i tre riescono a districarsi con grande eleganza e sicurezza.
Dedicato a tutti coloro che si chiedono in che direzione stia andando il jazz del futuro.
Sabato 30 novembre ore 21 – Sacile, Teatro Zancanaro
SEUN KUTI & EGYPT 80
Oluwa Seun Anikulapo-Kuti: sassofono contralto, tastiere – Adebowale Osunnibu: sassofono baritono – Ojo Samuel David: sassofono tenore – Adedoyin Adefolarin: tromba – Oladimeji Akinyele: tromba – Joy Opara: voce, danza – Iyabo Adeniran: voce, danza – David Obanyedo: chitarra – Oluwagbemiga Alade: chitarra – Kunle Justice: basso – Shina Niran Abiodun: batteria – Kola Onasanya: conga gigante – Wale Toriola: percussioni – Okon Iyamba: shekere
Seun Kuti è figlio di uno degli artisti più influenti del XX secolo, Fela Kuti, “The Black President”, leggendario musicista e attivista nigeriano, pioniere dell’ afrobeat rivoluzionario.
Con lui, la storica formazione degli Egypt 80 – “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale” – nome che Fela dette agli Africa 70 nel 1977, rifacendosi all’antica civiltà egizia. Come il padre, Seun lotta con la musica per l’affermazione del proprio popolo.
A Sacile presenterà il suo nuovo album ‘Black Times’, candidato ai Grammy Awards come miglior album world e definito dalla stampa internazionale il più rappresentativo della sua carriera: quello in grado di esprimere al meglio la potenza della sua musica.
In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita dalla giovane energia e da una notevole apertura a collaborazioni e contaminazioni artistiche.