La rivoluzione degli enti locali
Regione Fvg, l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti ci illustra la riforma
Con il ddl, approvato dalla Giunta, sulla modifica della legge 26 del 2014, è iniziata quella che possiamo definire a tutti gli effetti la grande rivoluzione dell’architettura istituzionale del Friuli Venenzia Giulia. Comunità facoltative al posto delle Unioni territoriali intercomunali, abolite a partire dal primo gennaio 2021, la montagna gestita sul modello delle comunità montane, quattro enti sub regionali commissariati per l’edilizia scolastica. Sono queste le principali novità contenute nel disegno di legge di riforma degli Enti locali calendarizzato per il 13 e 14 novembre prossimo.
E’ direttamente l’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, ad illustrarci la riforma
“Con le UTI i Sindaci si sono ritrovati a non essere più i responsabili dell’erogazione dei servizi del proprio Comune. Parecchi compiti, per norma, erano delegati all’Unione e il Sindaco quindi, al contrario di quello che un cittadino può pensare, non era più in grado di influire sui processi decisionali. In parole semplici non vi era più alcun controllo politico. Con questa nuova impostazione torniamo a dare centralità a chi amministra il territorio. La Regione metterà in campo degli strumenti affinché ogni Sindaco possa operare in piena libertà le proprie scelte di carattere gestionale”.
I Comuni saranno ancora costretti, come nel caso delle UTI, ad aderire oppure verrà a cadere l’obbligatorietà di adesione?
“L’adesione ai nuovi Enti locali introdotti sarà completamente facoltativa, non ci sarà alcuna imposizione coercitiva. Spetterà al Sindaco, in piena libertà, decidere se aderire o meno. Resteranno obbligatorie le Comunità di montagna soltanto per l’esercizio delle funzioni montane, come la promozione dell’economia, della società e della cultura
del territorio, competenze queste che la Regione ha deciso di cedere verso il basso. Sarà un percorso graduale, potremo delegare le funzioni soltanto nel momento in cui saremo in grado di spostare anche il personale. Non ci poniamo il problema della partecipazione. Uno degli errori delle Uti è stato ritenere che tutti i Comuni fossero uguali, mettere cioè sullo stesso piano realtà piccole come Erto e Casso con città come Udine e Trieste. Il modello non può essere replicato allo stesso modo su tutto il territorio per il semplice motivo che questo non è omogeneo, sia in termini geografici che demografici. Ogni territorio dovrà adeguarsi come meglio crede, ci saranno delle zone nelle quali le Comunità nasceranno e altre in cui invece non verranno realizzate perché non se ne sente l’esigenza. Tutti i Sindaci con cui mi sono confrontato in questi mesi mi han sempre assicurato di voler mantenere le proprie competenze a patto però di avere a disposizione mezzi adeguati, sia in termini economici sia in termini di personale”.
Mancanza di personale, può essere questo il vero problema di un’ennesima riforma degli Enti locali?
“Il tema del personale c’è e va affrontato nell’ immediato. Abbiamo ereditato una situazione molto pesante, causata principalmente dallo spostamento dalle Province alla Regione di oltre novecento addetti. E’ impensabile ad oggi poter spostare di nuovo il personale perché ha cambiato sostanzialmente contratto e datore di lavoro e un ennesimo cambio richiederebbe un processo sindacale assai lungo e complicato. E’ nostro compito comunque cercare di invertire questa tendenza. Come prima cosa abbiamo deciso di effettuare un blocco al turn over parziale in Regione per poter consentire degli spazi occupazionali ai Comuni. Abbiamo poi approvato in Giunta un altro disegno di legge che riguarda il sistema integrato regionale che ci consente di andare ad operare sui tetti di spesa del personale comunale. Queste sono soltanto due delle diverse operazioni che stiamo portando avanti per dare respiro a tutti quei Comuni che in questi anni non hanno avuto personale a disposizione e le cui assunzioni sono rimaste bloccate”.
Uno dei problemi maggiori del sistema delle UTI è stata la disparità di risorse. Come avete affrontato questa criticità?
“I Comuni che non avevano aderito alle Unioni si sono visti tagliare le risorse, altri invece che avevano aderito politicamente a questa scelta sono stati sovrafinanziati. Molti erano quindi i Sindaci che, seppur contrari, si sono ritrovati ad aderire per sopravvivenza. Con questa riforma le risorse verranno equamente distribuite, già nella prossima legge di stabilità le risorse regionali verranno trasferite direttamente ai Comuni attraverso una modalità uniforme e senza l’applicazione di alcuna penalizzazione. Spetterà poi ad ogni Sindaco decidere se è più conveniente operare in solitaria o se partecipare ad una Comunità. Non c’è alcun obbligo, l’unico fattore determinante è quello economico. La decisione si baserà sull’efficientamento e sul risparmio”.
Qual è stata la risposta degli amministratori?
“Le impressioni, quando ho illustrato le linee di principio, sono state molto buone. Nessun Sindaco mi ha sollevato grosse criticità rispetto a questa impostazione della norma. La richiesta diffusa è quella di arrivare al più presto ad un assetto definitivo. In questi anni abbiamo visto passare mille riforme che sono durate giusto il tempo di una legislatura. L’auspicio nostro è arrivare ad un testo ampiamente condiviso così da poter durare a lungo. Per questo motivo abbiamo cercato di coinvolgere anche l’opposizione. Non vogliamo imporre una scelta politica ma arrivare ad una soluzione condivisa, solo così potremo creare un sistema che funziona per davvero”.
Possiamo definire questo il primo passo verso il ritorno alle Province?
“Il ritorno alle Province c’è già in questa norma quando andiamo ad affrontare il tema dell’edilizia scolastica con i quattro Enti subregionali che nasceranno. Con questa norma transitoria andiamo a risolvere un’emergenza, lanciando però allo stesso tempo il primo embrione delle Province che andranno a nascere nei prossimi anni. Vogliamo che l’arrivo di questo percorso sia quello di un ente ad elezione diretta. Non sarà però una replica delle vecchie Province, che così come erano non funzionavano più, sia in termini di competenze sia in termini di partecipazione. Entro la fine di questa legislatura porteremo a conclusione questo processo”.
scritto da Stefano Pontoni
Da IL PAîS Gente della nostra terra di Ottobre – edizione cartacea