Primi ciak per il docufilm su Giovanni Antonio de Sacchis ed il Rinascimento in Friuli
Primi ciak per il docufilm su Giovanni Antonio de Sacchis ed il Rinascimento in Friuli. Domenica scorsa, 27 ottobre, sotto i bastioni di Palmanova, sono state girate le scene del terribile assedio del 1514, quando la stessa Pordenone venne strappata definitivamente agli imperiali dalle truppe della Serenissima, dopo che per un decennio, tra il 1508, anno della prima conquista veneziana, ed il periodo della lega di Cambrai, era passata di mano diverse volte. Fu Malatesta Baglioni, nipote di Bartolomeo d’Alviano, già duca di Pordenone, ha guidare l’assalto finale in quel fatidico 29 marzo 1514. Aperta una breccia nelle mura cittadine i veneziani penetrarono in città. Lo scontro con la guarnigione asburgica fu breve e violentissimo. Dopodiché i nuovi padroni si abbandonarono al saccheggio. Bartolomeo d’Alviano entrò in duomo a cavallo per inseguire gli esponenti di alcune famiglie patrizie pordenonesi che, a suo dire, lo avevano tradito per favorire i “todeschi”.
Le scene dell’assedio hanno coinvolto i renactors dei gruppi storici Compagnia d’Arme Malleus e Compagnia d’Arme Strategemata. Nella stessa giornata una quarantina di attori e comparse hanno dato vita alla sequenza iniziale dell’opera, quella che racconta gli ultimi giorni di vita del pittore pordenonese a Ferrara nel 1539. Nel documentario inoltre rivivrà la Pordenone dei primi anni del XVI secolo. La cinta muraria, le due porte, le torri, il castello, le rogge e i mulini, il porto fluviale saranno ricostruiti con modelli ed animazioni in 3D (realizzate dallo studio Tredigital di Denis Mior). Il resto sarà affidato alla narrazione del giornalista Piergiorgio Grizzo (che cura anche la sceneggiatura e la regia dell’opera) e all’interpretazione di attori e comparse. Il mediometraggio ripercorrerà i momenti importanti della vita e della carriera artistica del De Sacchis: gli inizi con le esperienze nel contado friulano e l’avvicinamento alla scuola di Gianfrancesco da Tolmezzo, i viaggi di formazione a Roma e nel centro dell’Italia, l’apogeo con il ciclo di affreschi di Cremona e Piacenza, il periodo a Venezia e la rivalità con Tiziano, partendo…dalla fine, ossia dalla sua morte controversa, avvenuta nel 1539 a Ferrara in circostanze mai completamente chiarite, dai sospetti di avvelenamento che coinvolsero lo stesso Tiziano Vecellio, dall’oblio che cadde sul pittore friulano fino alla sua riscoperta grazie alle “Vite” di Giorgio Vasari. Le riprese preliminari sono iniziate già a metà ottobre, i lavori interesseranno circa 200 persone tra attori e comparse, e si concluderanno a fine gennaio. Ad interpretare il Pordenone sarà Alfio Scandurra, noto per le sue attività di trekker e di divulgatore delle bellezze del territorio friulano. Molte scene interesseranno, ovviamente, diverse chiese della diocesi, che ospitano le opere del De Sacchis, tra cui Valeriano, che lo vide esordire, Gaio di Spilimbergo, San Martino di Campagna e poi Spilimbergo e le tante pievi di Pordenone (duomo compreso) che conservano i suoi affreschi o i suoi teleri. Ma il documentario correrà in lungo e in largo su e giù per l’Italia alla ricerca dei suoi capolavori, farà tappa ad Alviano, in Umbria, nel castello di Bartolomeo d’Alviano, che fu il suo primo mecenate, ed anche a Vienna, dove invece è custodita, nella Biblioteca Nazionale, una delle primissime illustrazioni che riguardano la città di Pordenone, contenuta nel “Codice delle fortezze” di Jorg Kolderer. Il docu film, sostenuto dal Comune di Pordenone e da una cordata di mecenati privati tra i quali spiccano Bcc Pordenonese, Fondazione Friuli, l’Associazione Zafferano Alto Livenza, Cantina Principi di Porcia, Canton Colori, sarà presentato ai primi di marzo, un mese dopo la chiusura della grande mostra “Il Rinascimento di Pordenone”, ad ideale chiusura del ciclo di eventi ed iniziative dedicate al De Sacchis.