Funghi, stagione da record
Quella appena trascorsa, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, è stata senza dubbi una stagione da record per la raccolta dei funghi. Grazie a terreni umidi senza piogge torrenziali e ad una buona dose di sole, la stagione ha assunto carattere di vera e propria eccezionalità. In tutta la regione, dalla Carnia al tarvisiano, anche ad alte quote, si è registrato un incremento di oltre il 20%. Non possono essere che felici i fungaioli friulani, i cui cesti si sono facilmente riempiti soprattutto di porcini e finferli, e i buongustai, che li hanno potuti reperire sul mercato ad un prezzo più basso.
Come mai così tanti funghi sulle nostre montagne?
Ce lo spiega Umberto Zanghi, presidente del Gruppo micologico gemonese.
“Per quanto riguarda i porcini quest’anno c’è stata una vera e propria esplosione. C’è da dire però che da tre anni a questa parte stiamo vivendo delle stagioni davvero eccezionali. La Carnia ha prodotto in singola buttata e molto tardi, nel tarvisiano invece questa esplosione è durata più di un mese. Per chi va in cerca di porcini possiamo dire che è stata una stagione assai felice. Difficile però trovare una spiegazione scientifica a questo fenomeno, sicuramente gli eventi climatici straordinari, come la tempesta Vaia, possono avere inciso in qualche modo. Si tratta però ad oggi soltanto di un’ipotesi della quale manca ancora una prova certa”.
Un’eccezionalità però che riguarda soltanto una famiglia specifica: “Sulle nostre montagne il raccolto di boletaceae è stato ricco. Alcune qualità, come il rubroboletus dupainii, che fino qualche anno fa era considerata rara adesso sta prendendo sempre più piede. Al contrario però la presenza di altri funghi è diminuita. Il 95% delle persone va in cerca di porcini e di galletti, il cui reperimento non è difficile. La vera rarità è rappresentata dall’amanita cesarea, quelle che volgarmente viene chiamata ovolo, che nei nostri boschi non è molto presente”.
L’altro lato della medaglia è l’elevato grado di devastazione di tutti funghi che non sono porcini, pratica ignorante, dannosa e irrispettosa della legge: “In stagioni ricche come questa un po’ tutti si improvvisano cercatori. Moltissimi quelli che vanno per boschi senza conoscere i funghi, senza aver prima frequentato un corso e avere il patentino. Quando non si ha la cognizione di cos’è un bosco la maggior parte delle volte si fanno danni, distruggendo quello che è l’habitat naturale. Il bosco va tutelato e invece troppo spesso vediamo alberi spezzati, solchi, funghi bastonati. Manca purtroppo ancora una cultura fungina”.
Per una corretta raccolta in sicurezza e nel rispetto del bosco è quindi fondamentale una conoscenza delle specie e dell’habitat: “E’ importantissimo frequentare i gruppi micologici, studiare a fianco degli esperti, chiedere un parere ai micologi in caso di dubbi sul riconoscimento dei funghi raccolti. Ci deve essere sempre grande attenzione perché di avvelenamento da funghi, purtroppo, si muore ancora. L’obbligo del patentino è un primo passo per acquisire delle conoscenze di base ma questo non basta. Bisogna informarsi costantemente, soprattutto quando ci si approccia al bosco per la prima volta è meglio farlo a fianco di un esperto. In Friuli Venezia Giulia ci sono diciotto gruppi micologici, il nostro consiglio è quello di frequentarli”.
Ora inizia il periodo di raccolta autunnale che ci presenta altre caratteristiche: “A funghi si può andare tutto l’anno, cambia però l’altitudine. Man mano che ci si inoltra nel periodo freddo si scende di quota, si abbandonano le montagne e si va dalla pedemontana fino al mare. Anche nelle pinete marine ci sono funghi che sono commestibili”.
scritto da Stefano Pontoni
da IL PAîS Gente della nostra terra edizione cartacea Ottobre 2019