Sanità fvg: una legge che lascia molti interrogativi
Ddl della riforma sanità. Moretuzzo: «Una legge con molti punti interrogativi.
I risultati del sistema sanitario dipenderanno dalle scelte sui manager e dalle risorse che otterremo dallo Stato»
«Una legge che lascia ancora molti interrogativi rispetto alla soluzione dei veri problemi che interessano i cittadini: dalle liste d’attesa alla gestione dell’emergenza, dalla mancanza di personale alla presenza sui territori dei servizi di base. Ci auguriamo che nel corso del dibattito in Aula ci sia un confronto vero, anche sulle proposte della minoranza». È il commento del capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, al termine della discussione odierna sulla riforma sanitaria regionale. «Nei prossimi anni ci aspettano scelte anche impopolari, che saranno sgradite a chi difenderà interessi particolari invece di guardare alla sostenibilità del sistema sanitario generale, un sistema di eccellenza – quello regionale – a lungo ai vertici delle classifiche italiane per efficienza ed efficacia, e passato, negli ultimi anni, a un livello di performance decisamente inferiore. Molto, nel recupero di qualità della sanità del Friuli-Venezia Giulia, dipenderà dai manager che guideranno le nostre aziende complesse, le cui nomine sono attese a breve. Auspichiamo che le scelte siano il più possibile indipendenti dai condizionamenti che potrebbero derivare sia dal mondo della politica e delle istituzioni locali, sia da qualche potentato del variegato mondo della sanità».
Un altro elemento fondamentale sottolineato da Moretuzzo nel dibattito in aula, e successivamente ripreso dall’Assessore Riccardi nella sua replica, è il rapporto con lo Stato rispetto all’autonomia della Regione nella gestione del servizio sanitario e delle risorse che sono necessarie per questo settore. «È necessario negoziare con lo Stato un nuovo automatismo nella definizione delle compartecipazioni che tenga conto dei maggiori costi che fisiologicamente il sistema sanitario regionale dovrà sostenere, al pari delle Regioni ordinarie. È impensabile che lo Stato aumenti la dotazione del Fondo sanitario nazionale che viene ripartito fra le Regioni ordinarie e non riveda la quota di risorse necessarie alle Regioni Autonome come la nostra per garantire il diritto alla salute dei propri cittadini».
«Il ddl della riforma sulla sanità rischia di non entrare nel merito degli obiettivi di riorganizzazione profonda del sistema sanitario regionale che questa maggioranza si propone», afferma il consigliere regionale Giampaolo Bidoli, relatore di minoranza. «Alla luce delle aspettative di vita sempre più lunghe e dell’aumento della spesa sanitaria, è necessaria una programmazione di ampio respiro, che in questo ddl facciamo fatica ad individuare», osserva Bidoli, che evidenzia come criticità la scarsità di strumenti indicati per perseguire le finalità fissate e il fatto che in molti casi la loro definizione sia rinviata ad atti giuntali o aziendali con il rischio di finire in un quadro di generale indeterminatezza. Perplessità permangono anche in merito al potenziamento del ruolo dei distretti, se non viene garantita contestualmente una dotazione economica e organica adeguata, e in ordine alle farmacie e al loro ruolo di “punti salute sul territorio”, obiettivo condivisibile, ma che si scontra con il fatto che «nelle aree montane tante farmacie stanno chiudendo per sempre i battenti, eliminando di fatto un buon servizio sanitario di prossimità fondamentale per la sopravvivenza di una comunità».
Rimane sullo sfondo il nodo fondamentale della sostenibilità economica di qualunque percorso legislativo inerente al tema del servizio sanitario regionale. «Il rischio è che la riforma, per essere realizzata, richieda un impegno così importante per le casse regionali da risultare difficilmente attuabile – conclude Bidoli –: c’è bisogno di concretezza e di scelte coraggiose».