La produzione industriale in provincia di Udine chiuderà in negativo
L’indice della produzione industriale in provincia di Udine a fine anno chiuderà in negativo: non accadeva dal 2013
MANIFATTURA, TERZO STOP CONSECUTIVO Anna Mareschi Danieli: Cosa altro ci vuole per capire che bisogna urgentemente cambiare rotta?
Terza battuta d’arresto consecutiva per l’industria manifatturiera della provincia di Udine. “Cosa altro ci vuole – incalza Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine – per capire che il Paese deve urgentemente cambiare rotta?”.
Secondo le elaborazioni dell’Ufficio studi di Confindustria Udine sui risultati dell’indagine trimestrale sul comparto manifatturiero provinciale, nel terzo trimestre 2019 si è ulteriormente aggravato il rallentamento del ciclo economico. L’indicatore della produzione industriale per le imprese manifatturiere, infatti, è sceso nel trimestre luglio-settembre del -3,7% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, e segue il calo del -2,7% del secondo trimestre e del -0,9% registrato nel primo trimestre.
Prosegue quindi la diminuzione, senza interruzione, in atto dal terzo trimestre 2017. L’indice della produzione a fine anno chiuderà con una variazione media annua negativa: non accadeva dal 2013.
“Questa dinamica debole – sottolinea Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine – è dovuta a diversi fattori, ad iniziare dall’elevata incertezza che ha frenato il commercio mondiale legata ai conflitti tariffari, alle turbolenze geopolitiche, al tormentato percorso della Brexit, al rallentamento del settore automotive, con conseguente calo degli investimenti e ristagno degli ordini e dei consumi, con ripercussioni a livello nazionale e locale, a seguito delle relazioni tra Paesi all’interno delle catene globali del valore, in particolare con la Germania, nostro primo partner”.
L’andamento in discesa della produzione friulana è accompagnato dalla fragilità della domanda: “Anche le vendite – conferma la presidente degli Industriali della provincia di Udine – segnano nel terzo trimestre una variazione negativa del -3,2% rispetto al terzo trimestre 2018. Al rallentamento della dinamica del fatturato e della produzione si è associato dunque un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subito la sesta flessione tendenziale consecutiva segnando nel terzo trimestre un -2,6%”.
Un trend negativo che si conferma anche nei prezzi dei materiali e dei prodotti finiti, che rallentano ulteriormente registrando rispettivamente -3 e -4% rispetto allo scorso anno.
La battuta d’arresto che ha caratterizzato l’anno in corso appare piuttosto generalizzata a livello settoriale. In dettaglio, la crescita dell’industria meccanica registrata nel 2017 (+3,1% la variazione tendenziale) e nei primi nove mesi del 2018 (+2,6%), si è bruscamente interrotta nel quarto trimestre (-0,7%). Al timido rimbalzo del primo trimestre 2019 (+0,5) è seguita una variazione nulla (0%) nel terzo, e un flebile +0,1% nel terzo.
L’industria siderurgica, dopo aver chiuso il secondo semestre 2018 con un incremento tendenziale dell’1,2%, in decelerazione rispetto al +2,7% del primo semestre, ha evidenziato nel 2019 un’inversione di tendenza: alla contrazione dei volumi prodotti del -1,8% nel primo trimestre, sono seguiti cali ancora maggiori, -3,8% nel secondo, -4,3% nel terzo.
Nell’industria del legno e dei mobili, ad un 2018 con andamenti altalenanti (+0,3%), sono seguiti un buon primo trimestre, +1,9%, ed un pessimo secondo, -5,2%, e terzo trimestre, -7,9%.
In aumento i volumi prodotti nei comparti della gomma e plastica ((+6% la variazione tendenziale nel terzo trimestre 2019), materiali da costruzione (+4%), tessile (+8%), in calo alimentare (-2,4%), chimica (-4,3%), pelli e cuoio (-2%), carta (-3,7%).
“Le previsioni degli operatori per i prossimi mesi – sottolinea la presidente Mareschi Danieli – evidenziano un sentiment stabile, pur con una nota positiva per le vendite all’estero. Fortunatamente, la propensione all’export del tessuto economico e produttivo territoriale resta il nostro punto di forza in uno scenario che permane incerto e, complessivamente, non induce all’ottimismo, anche a causa di mancate scelte politiche che sarebbero necessarie e urgenti”.
“Purtroppo, anche l’ultima legge di Bilancio – conclude la presidente – non indica una prospettiva di crescita. Non c’è una direzione di marcia per il Paese: è una manovra per sopravvivere, siamo molto lontani da una politica industriale di ampio profilo. All’Italia servirebbe un piano di medio termine in grado di dare una prospettiva e fiducia al Paese, incentivare il lavoro giovanile, sbloccare i cantieri e far ripartire gli investimenti. Ma non ne vediamo traccia. L’unica cosa che vediamo, dalle imposizioni fiscali su plastica, zucchero e auto aziendali, per non parlare del decreto fiscale che criminalizza preventivamente le aziende, sono provvedimenti che riflettono un clima anti impresa che penalizza chi già investe e scoraggia chi potrebbe farlo. Ce n’è abbastanza per essere seriamente preoccupati, oltre che arrabbiati. Cosa altro ci vuole per capire che il Paese deve urgentemente cambiare rotta?”.