Dieci anni in camicia nera, l’ultimo libro dello storico Gianni Bellinetti
Il detto fascista era veramente “o Roma o morte”, ma potremmo parafrasare cosi l’opera scritta da Gianni Bellinetti “Dieci anni in camicia nera” con il soprattitolo San Giorgio 1926-1935.
Il libro dopo la vernice a San Giorgio di Nogaro sarà presentato a Udine nel corso dei giovedì della cultura dell’Italian Secret casa degli artisti il 23 gennaio alle ore 18.
Ma perchè 1926-1935? In definitiva il periodo cui si fa riferimento è il fascismo, quindi 1922-43.
Va detto che lo storico Gianni Bellinetti, con la consueta attenzione e serietà aliena da motivazioni ideologiche, con il senso di equilibrio e la sobrietà che gli appartengono come uomo e gli sono appartenuti come docente, ha studiato a fondo il libro della Parrocchia, edito nel 1935, una fonte di notizie e di appunti che hanno nutrito la ricerca dell’illustre professore. Cosi è nata la pubblicazione di cui parliamo con le sue 148 pagine più la ricca appendice e un corredo fotografico in cui una parte della bassa friulana si può riconoscere.
Le vicende sangiorgine vivono nella premessa di un’ampia analisi del fascismo e dell’avvento al potere del movimento, che si trasforma, soprattutto dopo il delitto Matteotti, in regime.
L’analisi in premessa è precisa e pregevolmente , quasi didatticamente, sintetica, senza dimenticanze ne’ trascinamenti.
Molti dettagli invece accompagnano quegli anni di storia fascista nella campagna sangiorgina, terra povera ed emarginata, duramente provata da un conflitto disastroso il cui costo viene pagato da una popolazione inerme e da un padronato esoso e feroce, cui il fascismo aveva sostanzialmente dato ragione. Bellinetti non indulge in giustificazioni ed esamina i dati di una miseria e di un destino crudele ai quali la popolazione non seppe se non assoggettarsi, soprattutto nella campagna di Malisana dove il malessere e l’emarginazione furono più diffuse.
L’abitato di san Giorgio viene colorato dall’autore da piccoli e più grandi episodi dai quali si scorge anche timidi tentativi di solidarietà sociale e brevi momenti di serenità, pur nel retroterra di un conflitto, la prima guerra mondiale che ha lasciato tracce indelebili e dolorose.
Dal libro emerge anche il sostanziale vivi e lascia vivere del mondo cattolico che, in seguito ai patti lateranensi del 29 non ha potuto sottrarsi ad una velata condiscendenza col regime.
Curiosità può destare anche la ripresa nel volume di alcune pubblicità che come fotografie ridisegnano un territorio e la sua gente.
vito sutto